Il piano del territorio perché funzioni va difeso negli anni

Argomento principe di questi giorni è stato il dibattito sul piano di governo del territorio adottato in giunta e che dovrebbe entrare in vigore il prossimo anno: è lo strumento che sostituirà il vecchio piano regolatore. Venticinque aree strategiche da rigenerare, per ora, poi a fine mese il documento dovrebbe essere completo. Noi in Italia prendiamo decisioni, poi con il tempo ci accorgiamo che forse era meglio fare in altro modo e cominciano le deroghe, le concessioni, i rimpasti ed aree ben definite si rivelano con il tempo tutte da ristudiare.
Si riaffacciano così in maniera periodica ma ineluttabile le parole degrado, periferie tragiche, edilizia scolastica, case popolari, tanto cemento, verde che scompare e così via.

Il fatto è che un piano regolatore, come si chiamava una volta ai tempi di Piacentini o di Quaroni, è uno dei piani di grandissima importanza per una città: è in grado di trasformarla in meglio o in peggio, deve poter essere valido per un lunghissimo tempo senza essere preda o zona di caccia delle amministrazioni che fatalmente si avvicendano, deve strizzare almeno un occhio a progetti viventi in altri Paesi prendendone il meglio e calandolo nella nostra realtà, deve essere elastico entro certi limiti ben precisi, deve conciliarsi sempre con una progettazione di buono o ottimo livello (...)

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