Si aspettava l’acqua, ma è stato invece un sole abbagliante a illuminare la festa del Milan per il 18° scudetto. Milano s’è colorata di rossonero e piazza Duomo è stata per la seconda volta invasa in appena sette giorni dal popolo milanista. Con una precauzione però da parte dell’Amministrazione: niente Arengario, niente piazzetta Reale per evitare altri danni alla «montagna di sale» dello scultore Paladino, ma tutti dalla parte opposta, all’ingresso della Galleria, dove alle 17,45 il pullman scoperto rigorosamente bardato Milan, si è fermato per consentire l’apoteosi da parte dei tifosi esaltati ed esaltanti i propri beniamini. «Ac Milan is all in», campeggiava sul pullman partito alle 17,20 da un albergo di piazza Repubblica per percorrere poco più di un chilometro e mezzo fino a piazza Duomo tra due ali di folla impazzita di gioia, con un maxischermo che di fronte alla Madonnina, riportava il tragitto dei rossoneri.
I tifosi si erano dati appuntamento fin dalle prime ore del pomeriggio, in un’orgia di rossonero che ha sconvolto tutto il centro, con le linee Atm sospese o deviate e un traffico impazzito dove moto e motorini la facevano da padroni. Oltre 50.000 gli aficionados nella sola piazza, mentre altrettanti hanno accompagnato la carovana dei giocatori in quel miglio di gloria che va da via Turati (dalle finestre della sede sventolava una grande bandiera rossonera e al centro un drappo tricolore col numero 18) al Duomo. «Siamo noi, siamo noi», uno degli slogan più urlati insieme a sfottò a non finire contro i cugini interisti e Leonardo in particolare. Ma se festa era nelle strade, anche sul pullman la felicità dei giocatori era incontenibile: Pato, Ibrahimovic, Robino, il taciturno Pirlo per una volta scatenato, ringhio Gattuso più feroce (ma anche sorridente) del solito e il folletto Cassano che, dopo che i compagni avevano inalberato lo striscione «18 tutti in campo» offerto dai tifosi, in piazza Duomo ha dato inizio ad una serie di cori («chi non salta nerazzurro è») facendo ballare lo stesso Allegri, mostrando lo striscione «Gattuso sindaco» e coinvolgendo anche Adriano Galliani. Non c’era, come annunciato, il presidente Silvio Berlusconi, ma sul bus scoperto che precedeva quello dei giocatori, era seduto tra i vip e i tifosi più affezionati anche Roberto Lassini, il candidato Pdl alle prossime elezioni comunali indagato per i manifesti anti pm. Poi alle 18,15, cambio di pullman per i giocatori, da quello celebrativo al societario e via di volata, con un corteo di forza pubblica stile papale e un seguito di motorette strepitanti, verso San Siro dove ad attendere il Milan c’era il Cagliari (mentre sulla linea 1 del metrò i danneggiamenti non sono mancati, costringendo l’Atm ad interrompere la circolazione).
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