Dalla piazza alla terrazza, il 25 aprile è radical chic

Dalla piazza alla terrazza, il 25 aprile è radical chic

(...) vede il paese dell'ospitalità e dell'accoglienza, e ringrazia il popolo italiano, i camalli di Genova, e perfino il presidente della Regione e le istituzioni che sono dimostrati molto accoglienti nei loro confronti. Così accoglienti che li hanno invitati anche all'altro grande evento genovese del 25 aprile. La delegazione è stata condotta, a fine manifestazione, alla palazzina Millo del Porto Antico di Genova dove prendeva il via, con una grande inaugurazione, Eataly il maxi emporio dell'eccellenza enogastronomica. Undici punti vendita in tutto il mondo, tra cui Milano, Torino, Genova, New York e anche Tokio. Un'evento già annunciato da tempo, pubblicizzato e volutamente programmato per il 25 aprile.
E ci sarebbe stato da aspettarselo, il colpo di scena. 1.800 metri quadri di megashop più ristorante, presidio Slow Food, locale esclusivo con terrazza mozzafiato vista mare, dove si serve solo cibo con origine certificata, qualità sopra le righe un po' come l' ideatore, Oscar Farinetti, che sul suo nuovo punto vendita, decisamente poco nazional popolare, ironizza: «Dovremmo far pagare 50 euro di coperto per la vista ma non lo facciamo, è gratis». Sì, soltanto quella. E ai tunisini lo scorcio sul Porto Antico dev'essere piaciuto, pigiati com'erano contro una delle vetrate, fuori dalla zona riservata a stampa e celebrità, al momento del taglio del nastro inaugurale del ristorante-terrazza-aragosteria, dov'è andato in scena un remake del 25aprile. Autorità schierate, ospiti illustri tra cui Don Gallo e Gino Paoli, davanti a pubblico, giornalisti, proprietario e curiosi, un attimo di panico in cui non si trovavano le forbici, e poi un taglio deciso al nastro tricolore. Subito dopo la dedica, lanciata proprio da Farinetti e il gruppetto dell'inaugurazione, davanti a tunisini allibiti, intona in massa «Bella ciao».
Cantano tutti, ma proprio tutti, da Don Gallo a Gino Paoli, Burlando e Vincenzi. Tutti in coro, comprese le signore ingioiellate della Genova-bene che, appena tagliato il nastro, con poca galanteria si sono fiondate sulle tartine del buffet. Una caccia allo spuntino da parte degli invitati che in 10 secondi netti hanno spazzolato via chili di tartine, frittatine, assaggini e soprattutto ettolitri di Ferrari Magnum stappate come se piovesse, lasciando dietro di se un panorama da piaga delle cavallette. Ai tunisini invitati non è rimasto altro da fare che restare a guardare gli incravattati e le signore bene in tenuta elegante, ingozzarsi.
Ma quale pacificazione. Gianni Plinio, alla vigilia del 25 aprile, aveva chiesto all’oratore ufficiale del Comune di Genova Nando Dalla Chiesa un riferimento al Sangue dei Vinti che potesse servire ad un clima di pacificazione a sessantesi anni di distanza da quei giorni. La risposta di Dalla Chiesa non è stata esaltante visto che ieri mattina dichiarava: «Per i vinti al massimo può esserci la pietas, non si può concedere nessun riconoscimento a chi in quei giorni non lottava per la stessa cosa per cui lottavano i partigiani: la democrazia». Maggiore apertura sulla richiesta dell’esponente del Popolo della Libertà è arrivata persino da Fulvio Cerofolini, ex sindaco socialista di Genova, ex deputato del Pds e dirigente dell’Anpi che si è detto pronto a riconoscere tutti coloro che si richiamano al valore della libertà anche su ideologie contrapposte. «Trovo grande rispetto per le parole di Cerofolini - ha commentato Gianni Plinio -. Molto meno per quelle pavide pronunciate da Dalla Chiesa. Fino a quando esisteranno pregiudizi come quelli da lui espressi la pacificazione nazionale sarà sempre più lontana». Concetto ribadito anche con un esempio: «Sono stato sulla tomba di Francesca Longhi, una ragazzina di 16 anni che nel 1945 fu picchiata, stuprata e uccisa dai partigiani - racconta Plinio -. Non esiste una data che possa ricordare il sacrificio di una giovane colpevole di che cosa? La sua tomba è lì dimenticata. Su questi casi bisogna riflettere».
Poesie e canzoni. Nel giorno del 25 aprile arrivano anche segnalazioni di lettori che lamentano l’uso politico della scuola.

Alcuni genitori di bambini che frequentano l’elementare «Ludovico Ariosto» di Certosa lamentano come, per ricordare il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, nelle scorse settimane ai piccoli siano state insegnate «Bella Ciao» e una poesia partigiana contro il fascismo: «Cosa c’entra tutto questo con l’epoca risorgimentale?» lamentano papà e mamme dei bambini di Certosa.
Federico Casabella

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