Picchia e violenta la moglie per farla convertire all’Islam

Egiziano condannato a 30 mesi per le sevizie inflitte alla moglie, filippina e cattolica

Filippina lei, egiziano lui. Ma il problema non era di nazionalità, Il problema era un altro. Cattolica la moglie, musulmano il marito. Entrambi, ferventi praticanti. Lui, non bastasse, intransigente al limite dell’integralismo. La pace domestica, quindi, è durata poco. L’uomo, per convincere la compagna ad abbracciare la religione islamica, l’ha più volte aggredita, picchiata e violentata. Per questo è stato arrestato e, ieri, condannato dalla quinta sezione del Tribunale penale a un anno e sei mesi di reclusione.
In aula erano presenti sia l’imputato che la parte lesa. La donna, in realtà, davanti ai giudici ha parzialmente ritrattato la propria deposizione, cercando di ridimensionare gli episodi che l’avevano vista vittima delle violenze del marito. Una versione, forse, costruita per evitare di scatenare ancora una volta l’ira del marito.
Ma nonostante i tentativi della donna di minimizzare, la versione della filippina non è stata completamente creduta dai giudici. Anzi. Da un lato, il pubblico ministero Paola Ortolan - nella cui ricostruzione dei fatti era stato tenuto conto della denuncia della donna, che ricostruiva con dovizia di particolari gli abusi subiti dalla vittima - ha chiesto infatti un anno e quattro mesi di reclusione per l’egiziano. Dall’altro il legale dell’imputato, l’avvocato Giovanni Bitto, che ne ha chiesto l’assoluzione.
A conclusione della camera di consiglio, infine, il presidente Ambrogio Moccia ha letto il dispositivo con cui l’uomo, ritenuto colpevole, viene condannato a un anno e sei mesi.


In aula, in realtà, marito e moglie sono sembrati completamente rappacificati. Forse una «messinscena» per evitare all’egiziano la condanna, o forse un reale ravvedimento da parte dell’uomo. Tutto inutile. Una «guerra di religione» che gli è costata molto cara.

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