Controcultura

Piccoli fuochi divampano fra donne rivali

Capita che senza preavviso qualcuno entri nella tua vita e la destabilizzi completamente, alterando le abitudini, modificando i comportamenti e decretando un inedito stato di crisi destinato a deflagrare in qualcosa di molto pericoloso.

Piccoli fuochi divampano fra donne rivali

Capita che senza preavviso qualcuno entri nella tua vita e la destabilizzi completamente, alterando le abitudini, modificando i comportamenti e decretando un inedito stato di crisi destinato, per ovvie ragioni di fiction, a deflagrare in qualcosa di molto pericoloso.

Così accade in Little Fires Everywhere, la mini serie in otto puntate su Amazon, tratta dall'omonimo romanzo di Celeste Ng, pubblicato qui da noi da Bollati Boringhieri, che pur dieci anni più vecchia di Sally Rooney, rappresenta con lei l'ondata neo-minimalista della letteratura in lingua inglese. Questo libro è molto piaciuto a Reese Witherspoon e alla regista Lynn Shelton, recentemente scomparsa. Dopo il successo di Big Little Lies, la nuova interpretazione della bionda Reese parte proprio da lì e alcuni meccanismi - il titolo simile, stessa interprete, lo stile - sono studiati per fidelizzare quel pubblico appassionato a storie, peraltro molto contraddittorie, di donne. In questo caso la narrazione lavora proprio su due caratteri opposti: Elena Richardson, signora borghese benestante, conformista, abitudinaria e perfettina fino alla noia, moglie e madre di quattro figli che non riesce in alcun modo ad arginare il disagio di Izzy, un'adolescente che sembra uscita da una canzone dei Nirvana (giustappunto, siamo negli anni '90), contrapposta a Mia Warren (l'attrice è Kerry Washington), squattrinata e velleitaria artista di colore semi vagabonda con figlia a carico e un pregresso di sofferenze e stenti, però aperta di mentalità, intelligente, portata quasi per obbligo alla trasgressione e alla disubbidienza.

In una vita normale difficilmente le due sarebbero diventate amiche, ma nelle fiction accadono cose strane. Pur essendo basato sul principio dell'alter-ego diventa difficile prendere le parti dell'una o dell'altra, entrambe sono parziali e limitate, i difetti prevalgono sulle qualità, insomma non ci fideremmo di loro ma neppure delle loro amiche, quasi che la vita in provincia le abbia stereotipate come esempi di assoluta mediocrità e meschinità. Gli spunti più interessanti Little Fires Everywhere li offre quando mette in crisi le certezze acquisite: certi atteggiamenti non celano del tutto rigurgiti razzisti, o almeno ipocriti, ma che dire allora di una pessima madre ladruncola, mezza tossica, irrisolta, che costringe la figlioletta ad attraversare l'America alla ricerca di chissà cosa? Se l'idilliaco risulta una storpiatura parodistica di una felicità che non può arrivare, il personaggio opposto suona altrettanto falso e negativo. E non ci interessa chi ha ragione e chi torto.

In tutto ciò gli uomini, intesi come maschi, sfumano sullo sfondo.

La cosa migliore di Little Fires Everywhere è che per una volta sono le donne a risultare peggiori e detto dalle donne stesse l'affermazione suona davvero inequivocabile.

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