Certo, hanno un asso nella manica. E che asso. I soffitti della Cappella Sistina, dipinti con ineguagliabile maestria da Michelangelo, attirano ogni giorno decine di migliaia di turisti, pronti a ore di coda estenuante pur di ammirare il capolavoro dellarte italiana. Così, il successo dei Musei Vaticani non accenna a diminuire con il passare del tempo, anzi. «Nel periodo estivo - spiega il direttore Antonio Paolucci - abbiamo 40mila visitatori al giorno: ci stiamo avvicinando ai cinque milioni di turisti annui». Una cifra che catapulterebbe il museo della Santa Sede ai vertici della classifica dei centri darte e cultura più visitati al mondo, stilata ogni anno dalla rivista specializzata britannica Art Newspaper: ben presto potrebbe sorpassare istituzioni consolidate come il British museum, lanciando la sfida persino allinattaccabile Louvre. Per raggiungere lobiettivo, i Musei Vaticani hanno in programma alcune novità: dal potenziamento della prenotazione on line al restyling informativo e didattico, con un occhio di riguardo alla valorizzazione di tutto il patrimonio museale, spesso trascurato rispetto alla Cappella Sistina. Già nel 2007, comunque, i Musei vaticani si sono aggiudicati il settimo posto: un risultato non da poco se si considera che, tra i centri della Penisola, gli unici a comparire in classifica sono stati gli Uffizi, in ventunesima posizione con poco più di un milione e 600mila visitatori allanno. Saldamente in testa alla top list cè il Louvre: ben 8 milioni e 300mila presenze allanno. In generale, i centri darte parigini sembrano scoppiare di salute: al secondo posto, si colloca il Centre Pompidou, mentre il Musee dOrsay entra nella rosa dei primi dieci. Va bene anche alla Gran Bretagna che piazza quattro musei nella top ten: in particolare, la Tate Modern sale sul terzo gradino del podio, seguita a ruota dal British Museum. Ma cè il trucco: in tutti i musei britannici lingresso è gratuito.
Il business comunque è assicurato: è ormai di gran moda, anche in Italia, lo shopping nei «negozietti» alluscita dei musei, spesso boutique esclusive e costose. «Per approfondire quanto sè appreso o per ricordare un momento emozionante», spiega Chiara Mauri, docente di Economia delle imprese allUniversità della Val DAosta.
(Ha collaborato Iolanda Barera)