Roma - Si sono dati il cambio come in una staffetta. Solo che non è una corsa ma un tiro al bersaglio. E il bersaglio è la massima carica dello Stato, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Dopo Di Pietro anche l’europarlamentare dell’Italia dei valori, Luigi de Magistris, critica il discorso di fine anno del Capo dello Stato e denuncia "ombre ed omissioni" su temi come la magistratura e il contrasto alla criminalità organizzata. "Non c’è dubbio che nel Suo discorso ci sono anche passaggi condivisibili. Sui giovani, sull’occupazione, sull’esigenza di un nuovo welfare, sui migranti e, quindi, sulla solidarietà", scrive de Magistris in una nota pubblicata anche sul suo blog. "Ma quante ombre ed omissioni". In particolare, "Signor Presidente, nel Suo discorso - scrive l’ex pm - Ella non cita mai la magistratura (se non parlando dei giovani che accedono alle professioni, tra cui la magistratura). Lei parla di potere legislativo, potere esecutivo e di istituzioni di garanzia. Troppo poco, troppe sono le istituzioni di garanzia. La magistratura se non la si vuole considerare un potere (secondo l’accezione della rivoluzione francese) è, però, un ordine dotato di autonomia ed indipendenza assoluta. Non può essere ridotta ad un’istituzione di garanzia come tante altre".
Grave dimenticanza "Signor Presidente - prosegue De Magistris nella sua lezioncina a Napolitano - quando parla del contrasto al crimine non cita la magistratura, ma solo le forze dell’ordine. Forse è stata una dimenticanza, ma è grave. Il merito del contrasto al crimine è certo delle forze dell’ordine, ma anche della magistratura. Solo insieme ed unite queste due Istituzioni rappresentano un baluardo della democrazia".
Niente sulla mafia "Nessun riferimento, signor Presidente - aggiunge polemicamente De Magistris - al crimine organizzato ed in particolare alle mafie. La parola mafia, ossia quello che è il vero cancro del nostro Paese, non rientra tra le priorità del suo discorso. È grave, mi perdoni. A Lei non può sfuggire che le mafie controllano parte del prodotto interno lordo del nostro Paese (inquinando, quindi, l’economia e la finanza) e che sono penetrate talmente tanto all’interno della politica e delle istituzioni da rappresentare un governo occulto del nostro Paese. Anzi, per meglio dire, le mafie in diversi casi sono divenute istituzione".
Il dittatorello di Arcore "Perché non parlare di questo alla Nazione? Perché nascondere questi dati al Paese? Lei deve denunciare tutto questo, signor Presidente! Il Paese deve ribellarsi alle mafie ed al crimine organizzato. Lei dovrebbe essere, come Istituzione, la guida di questa ribellione, l’avamposto istituzionale. Ed invece nulla, solo messaggi nella direzione che tutto va più o meno bene.
Anzi - conclude l’esponente dipietrista - no, c’è una impellente priorità e Lei lo dice nettamente, anche se non si comprende in quale direzione: la riforma della giustizia. Quale, allora? Forse quella del dittatorello di Arcore".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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