da Roma
Lok alla fusione Autostrade-Abertis da parte del ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, potrà arrivare solo se la concessionaria italiana presenterà «la bozza del quinto atto aggiuntivo dove ci sia limpegno a ridisegnare la concessione» in modo da garantire gli interessi dei cittadini e del sistema imprenditoriale.
«Dopodiché la proprietà azionaria è sacra e va rispettata», ha aggiunto Di Pietro per sviare qualsiasi sospetto di uninterferenza dirigistica in unoperazione di mercato. A questo proposito il ministro ha ricordato che la richiesta già presentata da Autostrade è stata dichiarata irricevibile perché «non cera nessuna documentazione allegata». E il presidente della società Gian Maria Gros-Pietro non ha fato mistero di essere già pronto a riavviare liter. «Questa volta cercheremo di fare il compito bene - ha spiegato - ma prima di tutto dobbiamo capire come va fatto. Cerchiamo di impegnarci da subito, anzi ci stiamo già lavorando».
Al di là del tiraemolla tra Autostrade e ministero sulle garanzie da fornire su 2 miliardi di investimenti non realizzati e sulla governance della nuova Abertis, la questione sembra spostarsi sempre più dal piano finanziario a quello strettamente politico. Come ha sottolineato il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi. «Non è stato detto no allaccordo - ha dichiarato - ma è stato detto che bisogna perfezionare la documentazione, tenendo conto che poi la questione finirà nelle mani del presidente Prodi e deciderà lui». Insomma, il vero centro di potere non è nelle sedi di Autostrade e di Abertis, ma a Palazzo Chigi.
E questo gli spagnoli sembrano averlo compreso molto bene. Ieri, infatti, lamministratore delegato di Abertis, Salvador Alemany Mas, si è recato nuovamente a Roma per incontrarsi con esponenti del governo italiano.
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