Al Pime sfilano i «Giusti dell’Islam»

Quasi dimenticati, perché politicamente scorretti sia per gli arabi che per gli ebrei. Sono i musulmani che, durante le persecuzioni naziste, si adoperarono per salvare la vita agli ebrei, nascondendoli. A loro è dedicata la mostra i «Giusti dell'Islam», promossa dal Centro di cultura e attività missionaria Pime (via Mosé Bianchi 94, Fino al 10 febbraio) per celebrare la Giornata della Memoria: 25 pannelli che ripercorrono dieci storie coraggiose di bosniaci, albanesi, turchi, iraniani e tunisini, senza dimenticare chi, ancora oggi, si è dimostrato capace di raccoglierne l'eredità compiendo gesti di solidarietà nel pieno del conflitto arabo-israeliano. «Sono 70 i musulmani citati dallo Yad Vashem, il memoriale della Shoah di Gerusalemme, tra i 22mila “Giusti tra le nazioni”», ricorda il curatore della mostra Giorgio Bernardelli. Ma sono molti anche gli “Schindler musulmani” che non compaiono nell'elenco.

Come Abdol Hossain Sardari, diplomatico iraniano che, grazie al suo ruolo, durante l'occupazione tedesca di Parigi riuscì a salvare molti ebrei: nel 2004 il centro Simon Wiesenthal gli ha conferito un riconoscimento postumo. Filo conduttore della mostra - a disposizione delle scuole lombarde che ne faranno richiesta - una frase resa celebre da Spielberg: «Chi salva una vita salva il mondo intero». Compare nel Talmud. E nel Corano.

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