Pininfarina, dopo Andrea Paolo nominato presidente

da Milano

Andrea Pininfarina è morto tragicamente, la settimana scorsa, in un momento cruciale dell’azienda che guidava, stretta da una profonda crisi finanziaria, impegnata su nuove scelte industriali e alla vigilia di una radicale revisione dell’azionariato. Ieri il cda, il primo dopo la scomparsa del presidente e amministratore delegato, ha rimesso innanzitutto mano alla governance: Paolo Pininfarina, 49 anni, è il nuovo presidente, mentre le deleghe per le attività operative e lo sviluppo del piano industriale sono state affidate al direttore generale Silvio Angori, che con Andrea Pininfarina ha seguito tutta l’elaborazione del piano. Il cda ha anche nominato la sorella Lorenza vicepresidente vicario (con delega alla comunicazione) ed ha cooptato come consiglieri lo stesso Angori e Gianfranco Albertini (direttore finanziario).
È stata anche approvata la semestrale. I conti migliorano, ma sono sempre in perdita: il risultato netto è stato negativo di 14,1 milioni contro i 21,2 milioni registrati a giugno 2007; i ricavi sono scesi a 345,2 milioni (da 378,3) e il risultato operativo è in rosso per 6,9 milioni di euro (meno 13,5 milioni nello stesso periodo 2007).
Più che raddoppiato il saldo negativo della posizione finanziaria netta, passata da meno 88,3 milioni del primo semestre 2007 a meno 198,1. Lo scorso 1 agosto Pininfarina ha raggiunto un accordo sul debito (600 milioni) con le banche creditrici che è propedeutico a un’intesa di rifinanziamento del debito stesso. Tale accordo dovrebbe essere l’ultimo elemento per il varo dell’aumento di capitale fino a 100 milioni, già approvato dall’assemblea e previsto per il quarto trimestre 2008. La strategia disegnata da Andrea Pininfarina prevedeva l’ingresso, con la ricapitalizzazione, di nuovi soci tra cui il bretone Vincent Bollorè, il gruppo indiano Tata, Pietro Ferrari, Alberto Bombassei e la famiglia torinese Marsiaj. Parallelamente la famiglia scenderà dall’attuale 55% a poco più del 30 per cento.


Il piano industriale prevede un ridimensionamento dell’attività di carrozzeria, per ridurre il profilo di rischio; più spazio per engineerig e design (un accordo è stato sottoscritto con il gruppo Tata); e la realizzazione di un’auto elettrica in collaborazione con il gruppo Bollorè.

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