Pioggia e freddo, in Duomo la delusione azzurra

Le facce dei tifosi erano quelle di un derby autunnale: tese, infreddolite, sghembe. Peccato che era il 20 giugno, un giorno prima dell’estate. Ed era la nazionale italiana a giocare, sotto la pioggia, sugli schermi di piazza Duomo.
Più di duemila coraggiosi hanno sfidato la pioggerellina battente e il vento di un insolito pomeriggio primaverile per seguire gli azzurri sul maxivideo (silente) della piazza. Monitor messo in una posizione quantomai infelice: sul lato di Palazzo Reale, incorniciato da due lampioni, che non permettono una visione decente dai lati del piazzale. Assiepati sotto la galleria Vittorio Emanuele, avvolti dalla bandiera tricolore come fosse un k-way, i tifosi azzurri hanno tentato di scaldare il clima con cori, petardi, trombette, vuvuzelas e l’immancabile speaker da stadio che biascicava motti incomprensibili. Ma non è bastato: al goal della Nuova Zelanda, all’inizio del primo tempo, era già calata la rassegnazione, svanita in un attimo dopo il pareggio di Iaquinta e riemersa al cospetto della deludente prestazione degli uomini di Marcello Lippi. «Là è inverno e c’è il sole - si lamentavano tre ragazzi di Napoli, giunti in piazza perché il loro posto di lavoro è lì vicino - noi qua a soffrire il freddo e a vedere una squadra senza idee nè gioco: è un’ingiustizia». Tra gli spettatori anche molti turisti stranieri, incuriositi da un tifo sempre vivace nonostante il clima difficile. «Noi veniamo dal Belgio - dice una coppia di turisti attempati - e già poter vedere una partita in questa piazza ci sembra una cosa meravigliosa. Voi italiani, poi, siete divertentissimi».
Cambiata la piazza, l’atmosfera è la stessa. Anzi, peggiora con l’incedere del match. Al parco Sempione, in piazza del Cannone, un maxischermo a volume alto trasmette l’Italia, mentre un tendone copre un centinaio di infreddoliti tifosi che si attendevano una giornata del tutto diversa. «Lo schermo è brutto - spiega una tifosa milanese - si vede male e poi io preferivo la telecronaca Sky, mentre qui fanno solo la Rai». Il parco, in realtà, si è organizzato come una vera e propria cittadella dello sport: fino all’11 luglio, infatti, oltre a trasmettere le partite del Mondiale, una serie di eventi musicali, sport e giochi per grandi e bambini impreziosirà lo scenario del Sempione. Di sport all’aperto, tuttavia, ieri, causa maltempo, non se ne sono visti. Semmai qualche battibecco tra tifosi che invocavano il novello sposo Cassano e altri che difendevano le scelte di Lippi. Nonostante il boom degli ultimi giorni, la colonna sonora del match non è stata quella delle vuvuzelas, le famose trombette sudafricane. Le più tradizionali trombe da stadio e un numero infinito di manine della Hyunday, che, agitate, provocano un suono simile a quello di un applauso, sono andate per la maggiore. Le vuvuzelas, comunque, c’erano, anche se tarocche: in Duomo, molti ambulanti le vendevano a cinque euro, al Sempione sono state distribuite gratuitamente all’inizio della partita.

I tifosi si sono consolati proprio con una vuvuzela bianca e corta, arrancando nella pioggia, bandiera italiana ammainata e cappellone rosa della Gazzetta dello Sport, soffiando malinconicamente nella trombetta. Come se non bastasse, falsa.

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