La pioggia fa ancora paura: la città con l’incubo alluvione

(...), ma gli edifici sono tutti agibili e pronti per la riapertura». Ma a metà pomeriggio il Comune fa sapere che per oggi resterà ancora chiusa la scuola comunale dell’infanzia Delia Repetto (salita Noce), l’attività didattica sarà trasferita alla scuola dell’infanzia di Albaro in via Monte Zovetto. Riaprono i cimiteri, eccezion fatta per le due gallerie seminterrate di Staglieno inagibili fino alla loro messa in sicurezza. Così come non sarà possibile accedere ai parchi.
Ma non è ancora finita. Nonostante il grado di allerta sia passato da 2 a 1 fino alle otto di stamani e nonostante gli sforzi immensi da parte di un esercito di volontari che dal primo giorno dopo la catastrofe è sceso in strada per ripulire la città dal fango. Ma più di tutto è come se non si potesse mollare una volta per tutte quella paura che qualcosa di brutto possa succede di nuovo, da un momento all’altro. Ancora un giorno da brividi, sperando che sia l’ultimo. Sono le 3 del mattino, quando la pioggia inizia a cadere così forte che sembra debba portarsi via la città intera. Con una violenza e un impeto che a sentirlo dalle finestre di casa, pare peggio di quelle di venerdì.
C’è la consapevolezza di quello che è accaduto venerdì a rendere più reale la preoccupazione, ci sono le scene impresse negli occhi di tutti i genovesi a farli tremare ancora una volta. Al centralino dei vigili del fuoco arrivano le prime chiamate, le zone già martoriate dal nubifragio si allagano di nuovo, le stazioni di Brignole e Sturla vengono bloccate per qualche tempo, così come l’autostrada tra Genova Nervi e Genova Est. Un copione già visto, già vissuto dolorosamente. I funerali delle vittime del 4 novembre vengono rinviati a stamani e l’assessore Scidone lancia l’appello «Non uscite di casa a meno che non sia assolutamente necessario» per evitare un tragico bis. Ma intanto il Fereggiano, il rio che venerdì scorso si è portato via sei vite, si gonfia. Con quella frana, sempre la stessa del 2009 che il «Giornale» ha denunciato per primo, incombe sul torrente più minacciosa che mai.
E l’incubo che la massa di terra potesse fare da «tappo» e quindi costringere il fiume ad uscire dagli argini, tiene il quartiere con il fiato sospeso fino a sera. A Quezzi, in via Fontanarossa, a metà pomeriggio una ventina di famiglie vengono fatte evacuare dalle loro abitazioni. È crollato un muro abbastanza grosso di una fascia dietro il palazzo e oltre ad aver causato danni al palazzo, ha anche lesionato un trave portante. Pensare che queste persone erano appena tornate dopo l’evacuazione di venerdì. Il rientro a casa che doveva segnare per loro la fine dell’emergenza, e poi di nuovo lo sgombero per motivi di sicurezza. A sfondare le pareti degli appartamenti al pianterreno sarebbe stato un fiume d’acqua proveniente dalla torretta di Quezzi che avrebbe preso forza incanalandosi nei pressi di piazza Santa Maria in una ripida scaletta. E poi ancora, poco più giù, all’altezza di via Daneo 18, l’esercito interviene con sacchi di sabbia per proteggere il palazzo da un rio che il 4 novembre ha provocato una frana in via Motta Chiusura e che ieri è venuta giù.
Mentre a Levante, a Lavagna ora ci si mette anche il mare a far paura con onde alte fino a sei metri che fanno crollare un tratto della passeggiata e si mangiano la spiaggia di Riva Trigoso. La mareggiata arriva anche alla Foce. Scene già viste, brividi già sentiti che tolgono il fiato.

Ma questa volta, per fortuna, è diversa dalle altre. A metà mattina il peggio è passato, la pioggia smette di cadere sulla città e Genova può finalmente tornare a respirare. Sperando che questo sia stato davvero l’ultimo giorno di paura.

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