Piperno-Saviano, romanzi e coltelli

Vanno in vacanza insieme e sono alle prese con lo scoglio della seconda opera dopo i bestseller d'esordio, ma ora lo scrittore romano ha in cantiere la storia di un collega ambizioso che ricorda tanto Roberto

Piperno-Saviano, romanzi e coltelli

Son passati più di tre anni dall’uscita di Gomorra di Roberto Saviano, senza dubbio il fenomeno editoriale più clamoroso del nuovo millennio. Ma ne sono trascorsi quattro dalla pubblicazione di Con le peggiori intenzioni, riuscito romanzo d’esordio di Alessandro Piperno, presentato da alcuni critici come un «nuovo Proust» o faccostato a Philip Roth. Nientemeno. Piperno, romano trentasettenne, di famiglia ebraica, habitué del tweed, elzevirista del Corriere della Sera nonché docente di letteratura francese, e Saviano, napoletano di 29 anni, editorialista di Repubblica, giacche a vento e barba di tre giorni ma concupito su Facebook da donne di diverse generazioni, anche se si conoscono da tempo, professionalmente camminano paralleli.

Si frequentano, parlano di letteratura e criminalità organizzata, sono tra le firme più coccolate di Nuovi Argomenti, la rivista fondata da Moravia e ora diretta, per la Mondadori, da Dacia Maraini. Ora, sempre per Mondadori, entrambi sono alle prese con la spinosissima prova del secondo libro, dopo che il primo li ha fatti esplodere ben al di sopra delle migliori previsioni. Praticamente impossibile mantenersi al livello del debutto. Ma se, dopo la reazione a catena prodotta in giro per il mondo tra libro, film, collaborazioni internazionali (Time, Die Zeit, Washington Post) scorte e candidature al Nobel, Saviano potrebbe «paradossalmente», secondo uno dei suoi avverbi preferiti, non scrivere più nulla, Piperno - «nuovo Proust» - non se lo può permettere.

Qualche giorno fa, però, un’agenzia ha confermato che Saviano è davvero impegnato sul nuovo libro, il cui argomento è top secret. Ma non è difficile immaginare che si tratterà ancora di un lavoro a metà tra l’inchiesta e la narrativa come già il celebrato Gomorra. Titolo? Non, secondo la smentita dei dirigenti della casa di Segrate, il trapelato Hotel Cancro, «ipotesi ormai superata». Della nuova opera di Piperno si sa ancora meno, se non che appunto da quattro anni la preziosa firma del Corriere e di Vanity Fair è alla ricerca di un plot adeguato. Dunque, Piperno e Saviano devono scrivere l’insidiosissimo secondo libro, sono amici e vanno anche in vacanza insieme, come si è appreso dal lungo dialogo pubblicato il giorno di Natale dal Corriere della Sera.

Due pagine immense, preparate e pubblicate con grande cura per il numero che dura due giorni, richiamate in prima sotto il titolo: «Io, Saviano e la passione per il Big Mac». Insomma, un’invidia tremenda per tutte le altre testate: un colloquio tra i due più celebrati autori della new generation, avvenuto pochi giorni dopo l’annuncio che i casalesi stavano pensando a un attentato a Saviano, e squadernato così, senza paracadute. Però, ad aguzzare la vista, su quelle due bellissime pagine si potevano pizzicare alcuni particolari significativi. Intanto, le fotografie: Piperno ritratto a figura intera nella prima pagina, abbigliato con giacca e gilet da gentleman inglese e accessoriato di pipa pensosa; l’autore di Gomorra un po’ ingrugnito con la sua testa calva, scontornato nell’angolo a destra della seconda pagina. Poi, più che un dialogo, era un monologo, una specie di piperno’s version di Saviano, il cui primo discorso virgolettato spuntava ben oltre la metà del testo, per il resto cosparso di pennellate più agre che dolci. Per esempio: «L’ossessione di Saviano per l’universo malavitoso ha origini balzacchiane... Tale fissazione è così radicale da aver polarizzato ogni altro interesse... Puoi condurre la discussione su qualsiasi terreno: sport, politica, sesso. Ma le sue idee su questi argomenti difficilmente superano la soglia del buonsenso». Oppure: «Il desiderio di essere amato, la competizione, la richiesta continua di protezione e di riconoscimenti, la suscettibilità. Tutto questo fa di Saviano un suddito onorario del regno di Edipo».

Quando, finalmente, l’interlocutore apre bocca, finisce per confermare la sudditanza descritta da Piperno: «Mia madre è una donna bella - dice Roberto - con un carattere da colonnello che si è ammorbidito con gli anni. La mia vita è stata il tentativo di dimostrare che ero meglio di quello che sembravo». In tutto il dialogo-monologo, forse per rimarcare la sua superiorità, Piperno racconta l’amico dal gradino più alto del fratello maggiore. Ci sarà anche qui lo zampino dell’invidia, sentimento già protagonista delle pagine di Con le peggiori intenzioni? «L’invidia», diceva Bertrand Russell, «è una terribile fonte d’infelicità per tanta gente». Ma nella sua version, Piperno ammette di invidiare al giovane amico solo «l’essersi conquistato sul campo il diritto alla retorica». Nient’altro? Nemmeno, per esempio, le vetrine e i banconi delle librerie tappezzati con il romanzo di Roberto? Sapere quando pensa di pubblicarlo è indispensabile per poter scegliere una data d’uscita ben diversa per il suo... Ma, data di pubblicazione a parte, resta ancora l’interrogativo sulla trama. Per questo è istruttivo un altro dissenso tra i due amici. Piperno contesta a Saviano i suoi autori preferiti (Jünger, Nizan, Cendrars, Céline). Lui replica citando «il coraggio di Primo Levi». «E anche qui ci troviamo decisamente in disaccordo», ribatte Piperno.

«Se c’è una cosa che mi tocca della tragedia di Levi è che lui non se l’è andata a cercare», proprio così. Eccola, la frase chiave. Saviano - che ha fatto di una massima di Ezra Pound la sua filosofia di vita («Se un uomo non difende le sue idee, o non vale niente lui o non valgono niente le sue idee») - se l’è andata a cercare? A Piperno, potrebbe essersi accesa qui la scintilla per il suo prossimo libro: la vicenda di un giovane scrittore che, pur di avere successo, mette a repentaglio la vita della sua famiglia.

Se non è la storia stessa di Saviano, solo virata in una luce più obliqua, poco ci manca. Ecco perché sembra che, saputolo, l’autore napoletano si sia irritato anche con il suo editore. Al punto da ponderare la possibilità di cambiarlo.

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