nostro inviato a Izmit (Turchia)
La Turchia attira alla pari di una calamita gli investimenti dei big occidentali dellindustria. I costruttori di auto, tra cui Fiat, e della componentistica (Pirelli) sono tra le realtà che da tempo hanno scommesso su questo Paese. Linterscambio con lItalia ha raggiunto quota 19 miliardi di dollari e il ministro dellIndustria, Nihat Ergün, ospite di Marco Tronchetti Provera ai festeggiamenti per i 50 anni della Pirelli in Turchia, non ha avuto problemi a spiegare il modo con cui il Paese vuole battere la concorrenza: «Il nostro Pil, al 30 giugno, è cresciuto dell11%; offriamo incentivi fiscali per chi investe e crea occupazione, nonché crediti agevolati. Abbiamo anche allo studio con vari Paesi la cancellazione dei visti. Come nostri punti di forza indico la qualità, la tecnologia e la politica zero problema. Puntiamo a produrre 2 milioni di vetture, di cui la metà da esportare, per un fatturato di 50 miliardi di dollari e 600mila nuovi posti di lavoro». Tutte ragioni che hanno spinto la Pirelli a rafforzare la propria presenza in Turchia e fare dello stabilimento di pneumatici di Izmit, a due ore da Istanbul, il più grande nel mondo: 8 milioni di pezzi lanno, 140 milioni di euro investiti dal 2000 a oggi (iniezione di altri 30 entro dicembre) e 500 milioni di ricavi attesi nel 2010 (+25%).
Izmit, intanto, si appresta a diventare il polo deccellenza della Formula 1. Ieri Tronchetti Provera, affiancato dallo stato maggiore della Bicocca (i ceo di Pirelli Tyre e Pirelli Turchia, Francesco Gori e Andrea Pirondini) e insieme allambasciatore Gian Paolo Scarante, ha inaugurato «la fabbrica dei campioni», al cui interno nasceranno gli pneumatici destinati ai team della Formula 1 a partire dal prossimo mondiale. Liniziativa si prospetta vantaggiosa rispetto al passato dove a scoraggiare il gruppo milanese erano stati gli elevati costi. «Posso dire - ha spiegato Tronchetti Provera - che il nostro rientro nella F1 avviene praticamente a costo zero, ripagato dalle quote che i team devono versare per le forniture (1,85 milioni ciascuno) e in virtù di alcuni spostamenti a livello di budget». Il potenziamento dellimpianto turco non vuol dire, però, disimpegno dallItalia, punto che il presidente della Pirelli ha tenuto a sottolineare: «In Italia manteniamo cuore e testa, ma ci riteniamo parte del mondo visto che esportiamo il 90% della produzione. Non è un caso - ha spiegato - che in primavera inaugureremo a Settimo Torinese il nostro stabilimento robotizzato più avanzato, per il quale sono stati già investiti più di 150 milioni». Il 4 novembre Tronchetti Provera illustrerà a Milano il nuovo piano industriale del gruppo: «Ci aspettiamo - ha sottolineato - un balzo in Turchia, Russia, America Latina ed Estremo Oriente».
Pirelli, sfida turca. «Ma il cuore resta in Italia»
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