Piroette di Veltroni su Grillo Prima lo attacca poi si pente

da Roma

Un volto e un commento per ogni occasione. Piombato anche lui nelle polemiche seguite al «V-day» di Beppe Grillo, Walter Veltroni non sembra avere una posizione definita. Però ne ha diverse. La prima risale all’inizio di settembre. Alla vigilia della giornata di urla contro il Palazzo promossa dal comico genovese, il sindaco di Roma - e leader in pectore del Pd - dà la sua benedizione all’iniziativa, anche se il guru dell’antipolitica ha scelto Bologna perché a Roma non gli hanno concesso la piazza. «Io sulla proposta contro i condannati in Parlamento - dichiara in una registrazione postata sul blog beppegrillo.it - sono assolutamente d’accordo. E anche sul limite di due legislature». Il feeling dura poco. Qualche giorno dopo Veltroni cambia maschera: «C’è nell’anima del Paese una sensazione di insofferenza, ma, se diventa ideologia di contestazione della politica, non ha senso», taglia corto a un incontro della Margherita, in Romagna. E due giorni dopo, alla festa dell’Unità, a Milano, il riferimento a Grillo è anche più esplicito: «Con le adunate per mandare a quel paese tutti - afferma - si va in tv e sui giornali, però non si cambia il Paese».
Nuova rotta? Non proprio. Perché arriva l’uscita di Veltroni sulla Rai senza politici ed ecco che Liberazione paragona il sindaco di Roma proprio al comico genovese. Ma subito le strade di Walter e Beppe tornano a divergere. Il 20 settembre altra frecciatina del candidato leader del Pd al barbuto fustigatore del Palazzo: «Il Paese ha bisogno di soluzioni razionali, non di uno che urli nel tunnel», sospira Veltroni, aggiungendo tanto per gradire che «sono professionisti della politica tutti quelli che hanno cambiato il mondo, da Adenauer a Willy Brandt». La risposta, in differita ma brutale, sono le immagini del comizio grillesco al V-day, rilanciate sempre giovedì scorso nelle case degli italiani dalle telecamere di «Anno zero» di Santoro. Veltroni? «Uno che parla di cose che non sa, come della tav ecocompatibile. Mi sbigottisce», ringhia Grillo dal palco.
Così, quando venerdì il sindaco di Roma incontra i fuori sede dell’università di Firenze, sembra evidente il destinatario delle sue durissime parole, anche se Veltroni non fa nomi: «La politica italiana - attacca Walter - è piena di seminatori di zizzania: a me sembrano marziani. Nel mondo non è così: la gente si rispetta, rispetta le idee e le persone. Da noi c’è chi gode a insultare gli altri, ma un Paese così non ha valori, è un Paese che si sfarina». L’attacco è inequivocabile. O almeno così sembra. Perché basta lasciar passare la notte e lo scenario cambia ancora. «Le parole che il sindaco di Roma e candidato alla segreteria del Pd Walter Veltroni ha utilizzato non erano assolutamente rivolte a Beppe Grillo del quale tutto si può dire meno che semini subdolamente alcunché», detta ieri pomeriggio, 24 ore dopo la sortita, l’ufficio stampa del suo comitato elettorale.

Il sindaco si riferiva, spiega convinto il suo staff, «a quegli uomini politici che passano il loro tempo ad alimentare divisioni e polemiche», mentre «Grillo è esplicito». Già. Come quando il comico genovese, sempre dal palco di Bologna, parlando del futuro leader del Pd ha osservato sconsolato: «Dice tutto e il contrario di tutto».

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