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Pisanu difende i servizi segreti: «Leali e neutrali»

Piano imponente per difendere le Olimpiadi. «Per ora nessuna minaccia»

Emanuela Fontana

da Roma

I servizi segreti del Paese sono leali e neutrali. Il ministro dell’Interno Beppe Pisanu è entrato così nella polemica di questi giorni dopo le accuse del centrosinistra su un sospetto utilizzo dell’intelligence da parte del governo contro l’opposizione. Ai fantasmi evocati da Massimo D’Alema su uno «spionaggio» contro i leader della Quercia sul caso Unipol e all’allarme lanciato da Massimo Brutti su un presunto vero e proprio intervento dei servizi, Pisanu si è sentito di dover rispondere in qualità di tecnico, precisando di non voler partecipare «a polemiche che mettono a rischio la doverosa neutralità del mio ruolo istituzionale». Ha quindi chiarito che «non vi possono essere dubbi sulla lealtà istituzionale e sulla neutralità dei nostri servizi segreti rispetto alle vicende politiche».
La polemica era partita dopo la pubblicazione da parte del Giornale di una telefonata tra Piero Fassino e l’ex presidente Unipol, Giovanni Consorte, che ha imposto una riunione dei vertici ds subito dopo le feste di Natale. «Io rispondo per quelle che sono le mie responsabilità - ha premesso Pisanu, a Torino per un sopralluogo pre-Olimpiadi -. Però sono sicuro che se chiederete un analogo commento all’autorità giudiziaria avreste risposte rassicuranti».
I dubbi a sinistra sui servizi sono arrivati ieri anche a Porta a Porta, dove il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ha detto: «Assurdo tirare in ballo i servizi segreti. Forse i Ds hanno un po’ perso i nervi». E D’Alema ha fatto un passo indietro: «Non accuso i servizi segreti - ha puntualizzato - e non lo ha fatto neanche Massimo Brutti che in realtà ha fatto un appello affinché i servizi non si facciano coinvolgere. Abbiamo davanti alcuni episodi la cui gravità non si può sottovalutare».
Pisanu ha messo a tacere da Torino tutti i sospetti di contiguità. Poi si è concentrato sul lavoro specifico per i Giochi Olimpici: «Non abbiamo alcun segnale di minaccia terroristica internazionale rivolta all’Italia e in particolare ai Giochi Olimpici», ha sottolineato. L’impianto per la sicurezza è comunque imponente. La spesa: «90 milioni di euro». Gli uomini che vigileranno sulle Olimpiadi saranno circa 15mila, di cui oltre 9mila esterni tra polizia (4405), carabinieri (3489), guardia di finanza (1101)e corpo forestale dello Stato (250). La mancanza di una segnalazione precisa non significa che l’attività di controllo non sarà massima: «L’esperienza ci insegna che la coincidenza di un grande evento come le Olimpiadi con un avvenimento importante come la campagna elettorale può costituire un’attrazione per i gruppi terroristici esterni - ha spiegato Pisanu -, per questo non sottovalutiamo alcun segnale e teniamo ben alzate le nostre difese su tutto il territorio nazionale, in particolare su Torino e sui siti olimpici». Nonostante l’apparente tranquillità, non è esclusa la possibilità di azioni «di disturbo»: «Io sono più portato a eccedere in prudenza che ottimismo - ha concluso Pisanu - ma i rischi che vedo sono quelli di azioni di illegalità diffusa a basso contenuto di violenza che tuttavia possono rovinare l’immagine di Torino».


Il «modello organizzativo» sarà quello messo in campo per i recenti grandi eventi di massa, l’ultimo i funerali di Giovanni Paolo II, per i quali l’Italia ha avuto elogi internazionali e proposte di consulenza per importanti appuntamenti mondiali come la Giornata della gioventù di Colonia.

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