Pisapia frena: «Ticket a 10 euro? Mai»

C’è già la prima retromarcia. Non era passata un’ora dalla presentazione degli scenari in campo per il nuovo Ecopass venerdì, che subito si è alzato il coro di proteste: «demenziale», «assurdo», «assolutamente iniquo». Ieri il sindaco Giuliano Pisapia ha tolto di mezzo almeno l’ipotesi più drastica. Da domani al 30 ottobre il Comune aprirà il confronto con categorie, sindacati, associazioni, consumatori ecc. sulle tre formule di congestion charge e non vuol prendere posizione (per non turbare l’asta degli sconti e abbonamenti che dovranno gestire gli assessori alla partita). Ma «il ticket a 10 euro è un’ipotesi che abbiamo presentato ma che non abbiamo neanche preso in considerazione, questo lo posso già dire» assicura. Il super-Ecopass è scartato. Resta valida quella di far pagare 5 euro di ingresso nella ztl a tutte le auto, comprese gpl e metano (gratis sotto le telecamere solo veicoli elettici o ibridi), divieto di circolazione in centro tutto l’anno invece per i motori super-inquinanti soggetti al divieto regionale già dal 15 ottobre al 15 aprile. E, per riassumere le opzioni sul tavolo, Palazzo Marino valuta altrimenti un ticket stagionale (6 euro d’inverno e 3 euro d’estate) o con due fasce orarie (6 euro dalle 7.30 alle 11,30 e 3 euro dalle 11.30 alle 19.30). Eliminata la super-stangata, Pisapia ieri ha ribadito che «non dobbiamo decidere noi, si parte da ipotesi che derivano da studi approfonditi, a cui si aggiunge la relazione del comitato dei saggi istituito dall’ex sindaco Letizia Moratti e l’insieme dei dati ha dato un’indicazione su cui inizia il dialogo con associazioni, comitati, consigli di zona e cittadini per prendere poi la decisione. Il metodo è complicato ma so per certo che è quello giusto». Ricorda l’esito del referendum sull’estensione di Ecopass, «i milanesi hanno dato questa indicazione e se non si ricorda questo dato di fatto, al di là di come la si pensa, si dà uno schiaffo alla democrazia partecipativa».
Al quesito sull’estensione del ticket lo scorso 12 giugno hanno votato 488.886 elettori su 996.390, in pratica meno della metà (il 48,1%). I sì sono stati 373.850 (il 79,1% dei voti validi) e i no 98.845. In pratica, 606.349 milanesi non sono andati alle urne o hanno bocciato il ticket. E sul referendum si è acceso lo scontro tra Pd e Pdl. Trincerarsi dietro quel risultato, secondo il vicepresidente Pdl del consiglio Riccardo De Corato, è una scusa: «Le tre ipotesi servono solo a fare cassa, questo è il motivo dell’operazione. Il vero autore è l’assessore al Bilancio Bruno Tabacci e quello al Traffico Maran sta tentando di mascherarla con l’esito del referendum». Tant’è che la stangata Atm appena varata «è una strategia opposta alla riduzione del traffico, ma serve a incassare milioni euro». De Corato fa i conti e calcola che con il ticket allungato anche al sabato Palazzo Marino incasserà (a seconda della tariffa) «tra i 50 e i 100 milioni l’anno», tutto ciò «dopo che ha già votato un’addizionale Irpef che preleverà dai milanesi altri 44 milioni».

Ribatte la capogruppo del Pd, Carmela Rozza: «È gravissimo che un uomo dell’amministrazione come De Corato dica che il voto al referendum non ha valore, significa non rispettare le regole del referendum stesso. Anche nelle elezioni politiche una maggioranza non viene eletta con il 51% dei voti».

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