Gran sorriso di Letizia Moratti. Una lunghissima stretta di mano di fronte a telecamere e flash impazziti nella sala dell’Orologio al primo piano di Palazzo Marino per consegnare le chiavi della città a Giuliano Pisapia. Che da ieri è il nuovo sindaco. Ora Milano è nelle sue mani. E i milanesi in quelle di Pisapia che promette di attingere alla tradizione dei primi cittadini schierati a sinistra. «Una grande sfida - spiega nella sua prima intervista - Per dare a Milano un futuro che oggi ancora non ha». Un giudizio durissimo per un’amministrazione che gli ha consegnato i conti in ordine. E una lunghissima serie di nastri da tagliare nei cinque anni che lo aspettano: due nuove linee di metropolitana, grattacieli, quartieri modello, musei, tangenziali e autostrade. Oltre a un’Expo che nessuno dubita sarebbe finita alla turca Smirne senza l’ostinazione di lady Letizia. «Un’occasione fondamentale - riconosce Pisapia - per la città, per lo sviluppo dell’area metropolitana e per dare lavoro a tante persone. Soprattutto a quegli over 40 che lo hanno perso». Nessuna polemica con il governatore Roberto Formigoni che il giorno prima ha varato la società per acquistare le aree. «Era un atto dovuto - taglia corto Pisapia - Non si poteva far scadere quell’impegno che deve portarci a Parigi ad avere non solo un progetto ma anche la definizione di alcuni temi come quello dei terreni».
Impeccabile il protocollo. «Con Letizia Moratti ci siamo parlati con molta serenità e con reciproco rispetto. Credo che anche questo sia un segnale della volontà di un lavoro comune, ciascuno nel proprio ruolo, diverso chiaramente dal passato, per il futuro di Milano». In cui promette, come primi passi, l’istituzione di una commissione antimafia, gli abbonamenti gratis sui mezzi pubblici per chi abbia più di 65 anni e l’impegno per rendere le periferie più vivibili. I bilanci in ordine? Ci crede, ma vuol vedere. «Li farò esaminare dagli esperti». Quindici giorni per nominare la nuova giunta con la certezza di un vicesindaco donna che, forse, comincia ad incrinarsi. Le pressioni dei partiti, a sole 48 ore dalla vittoria, si sono già fatte sentire. Il criterio per la scelta? «Professionalità, capacità, esperienza e generosità». La giunta? «Unità, autonomia e indipendenza». Parole che Pisapia può sbattere in faccia agli apparati dei partiti, forte di una vittoria con dieci punti di vantaggio e delle decine di migliaia di persone portate per ben due volte in piazza Duomo a pochi giorni di distanza. Un entusiasmo confermato dalla piccola folla che anche ieri lo ha atteso per due ore in piazza Scala e ha mandato per tutto il giorno gerbere arancioni al suo nuovo ufficio.
Oggi 2 Giugno in piazza Duomo («Che emozione il Tricolore»). Giornata intensa. Che non gli impedirà di partecipare al corteo della Cgil. Per la Costituzione.
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