Pisapia, l'inno di Potere operaio per festeggiare in piazza

Tra i supporter del candidato di sinistra pugni chiusi e canzoni nostalgiche. L’unica certezza il ballottaggio IL COMMENTO Quella voglia di rivincita che fa scordare la prudenza

Pisapia, l'inno di Potere operaio per festeggiare in piazza

Sembra che il Leonka si sia trasferito davanti al comitato elettorale di Giuliano Pisapia. Pugni chiusi in favore di telecamera, signore che cantano «O bella ciao» mentre il traffico di corso Buenos Aires è in tilt. Arriva la Banda degli ottoni a scoppio e sembra di tornare indietro di un trentina d’anni. La scaletta è da rivoluzione anarco-comunista: la Ballata di Pinelli, l’inno di Potere Operaio «Stato e Padroni» e chi più ne ha più ne metta.
Clacson di protesta si mescolano a trombe di automobilisti festanti, almeno finché la polizia decide di chiudere il traffico. Scene di straordinario delirio, euforia da percentuale inattesa. Giuliano Pisapia è in vantaggio già alla prima proiezione, la forbice cresce sempre più. Poco dopo le 17 l’avvocato candidato della sinistra radicale decide di sfidare la sorte e commentare: «Voi sapete che sono sempre stato prudente, ma ormai ci manca una piccola corsa. Milano merita il cambiamento e noi cambieremo Milano».
Poi si eclissa al quinto piano del palazzo scelto come ufficio, sopra il Teatro Elfo Puccini che è il suo comitato elettorale. La galleria a fianco della Feltrinelli è invasa dalla folla, prima incredula, poi sempre più eccitata. Accanto ai canti da liberazione partigiana, più banali coretti: «Giu-lia-no, Giu-lia-no, Giu-lia-no».
Il candidato si gode il suo momento di gloria, scortato da Davide Corritore si concede alle telecamere per le interviste. «Io credo di non aver fatto il pieno dei voti, mentre loro hanno fatto il vuoto e possono solo perdere». E poi: «In quest’ultima settimana ho capito che c’era una volontà di cambiamento e che ero riuscito a dialogare e intercettare dei mondi inascoltati per troppo tempo».
Arriva la stoccata a Letizia Moratti, che alla fine del faccia a faccia tv su Sky l’ha accusato di contiguità con la lotta armata e di aver commesso un furto (accusa da cui Pisapia è stato assolto). Forse non ci sarà il bis: «Non so se sono disponibile ad un nuovo confronto». O forse sì: «Con lei che non sia l’ultima a parlare...».
Nel foyer dell’Elfo si aggirano i vertici locali del Pd, Maurizio Martina, Roberto Cornelli, Francesco La Forgia. Filippo Penati non si vede, ma commenta attraverso le agenzie di stampa: «Se i dati saranno confermati, saremo di fronte a una grande affermazione di Pisapia e del Pd, che ha raccolto un consenso davvero vasto. Pisapia ha saputo interpretare il forte desiderio di cambiamento della città, che ha deciso di punire Berlusconi. Nei quartieri più popolari non ha funzionato la solita manovra di alimentare la paura per trarne vantaggi elettorali».
Si presenta Stefano Boeri, il candidato del Pd sconfitto alle primarie. Milly Moratti, che domenica mattina lo aveva accolto al seggio, adesso sfoggia grande soddisfazione al comitato elettorale. Spuntano i manifesti pronti per il ballottaggio: «Grazie Milano, ora si cambia davvero».
I dati delle zone sono ancora parziali, ma a quasi metà delle sezioni scrutinate Giuliano Pisapia travolge Letizia Moratti in zona tre, tradizionale bacino di voti del centrodestra. Sono i quartieri di Porta Venezia, Lambrate e Città Studi a dare la percentuale più alta di voti all’avvocato sfidante e a segnare la performance peggiore per il sindaco uscente. Pisapia batte il sindaco uscente di Milano in otto circoscrizioni sulle nove di Milano.


Letizia Moratti resiste in zona uno, il centro della città, dove si profila un pareggio con lo sfidante Pisapia, nonostante il buon risultato del candidato di Futuro e Libertà, Manfredi Palmeri, che in centro è andato meglio che altrove.

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