Pisapia è sereno? I suoi compagni no

Il sindaco Pisapia ostenta la massima serenità. Un’inchiesta aperta in Procura sulla vendita di Sea? «Sono non tranquillo, ma tranquillissimo, tutto si è svolto nella massima trasparenza» assicurava ieri mattina. Facendo notare che «comunque si tratta di una notizia vecchia, già si sapeva che c’era stata questa iscrizione al modello 45 che è dove non si verifica una notizia di reato». Ma anche da sinistra sono esplose polemiche e sospetti dopo che il settimanale l’Espresso ha svelato l’intercettazione telefonica tra il patron di F2i - il fondo che a dicembre ha acquistato un terzo degli scali - e un esponente del Pd toscano. Vito Gamberale a ottobre, quasi due mesi prima della gara, rideva e sembrava prospettare che il bando gli fosse stato cucito «su misura». In Procura per il secondo giorno è andato in scena lo scaricabarile sul fascicolo che scotta. Ma Mirko Mazzali, avvocato e consigliere comunale di Sel, si sfoga su Facebook ma anche al telefono, «dell’inchiesta me ne frego, mi preoccupa la telefonata». Se «il tenore della telefonata è quello che traspare - ammette - bisogna andare a fondo, e perché il soggetto interpellato da Gamberale si interessava alla vicenda?». Ma «a maggior ragione finchè le indagini non faranno chiarezza non si può vendere neanche un’azione. Dobbiamo applicare una moratoria a un’ulteriore vendita di Sea». Pisapia nella sua calma apparente anticipa le prossime mosse sugli scali milanesi, non esclude né la quotazione in Borsa né un bando congiunto con la Provincia per valorizzare insieme le quote. «Resto dell’idea che la maggioranza debba restare pubblica, anche ascoltando le preoccupazioni e la protesta dei sindacati - incalza Mazzali -. Sono convinto che la gara sia stata corretta, ma finchè non si fa piena luce sulla prima asta non ne dobbiamo aprire un’altra, ogni passaggio deve essere ancora più trasparente». Sulla stessa linea l’altro consigliere di Sel, Luca Gibillini, «se c'era una ragione in più necessaria per bloccare la vendita di Sea, l’Espresso ce l'ha data. Finchè non si tacciano i dubbi, non si dovrebbe vendere nulla. E la ragione in più, non era necessaria».
Ribadisce la sua posizione il presidente dell’aula Basilio Rizzo, esponente della sinistra radicale: «Per vendere un altro pezzo di Sea ci vorrebbe uno tsunami nei conti, ma non siamo ancora a questo punto.

Abbiamo preso un impegno con i cittadini e i lavoratori e non possiamo tradire la parola». Piuttosto immagina «uno scambio di quote tra Comune e Provincia, noi cediamo il 17,8% di Serravalle in cambio del 14,5% di Sea e a quel punto andiamo in Borsa».

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