Anna Maria Greco
Ogni sposa vuole essere principessa almeno per un giorno e anche quelle che non possono andare negli atelier di lusso s'ispirano alle tendenze dettate in passerella dai grandi stilisti dell'alta moda.
«Tutte vogliono l'abito romantico - spiega la sarta milanese Raffaella Curiel- e se i ricami vanno più per l'inverno in questa stagione è il pizzo a tradurre questo spirito. Influenzate dalla moda americane molte spose chiedono abiti scollati, a barca sul decolletè e con la piccola manica che scende sulle spalle nude, come andava una volta. Io amo più la sobrietà, ma ogni modello è molto personalizzato e tanto dipende anche dall'ambiente. Ho appena creato il modello per una sposa che ha scelto Portofino, ma in questo periodo molte fanno il matrimonio in campagna, oltre che al mare. Nell'ultima collezione il romanticismo classico l'ho interpretato con il motivo delle rose. Non è d'obbligo il bianco assoluto e ho proposto un abito con un grigliato verde e fiori rosa».
L'elegante irriverenza di uno stile «Rockocò», che mixa antico e moderno, è invece la proposta di Guillermo Mariotto. «Ho puntato molto sulle lavorazioni sartoriali e sui ricami, - dice lo stilista di Gattinoni-, su souplesse e trasparenze, sfumature nelle tonalità del bianco e del panna, contrappunto cromatico per colori pastello. Tulle, organze, chiffon, tagli sbiechi, drappeggi, con effetti tattoo. Le donne che scelgono un mio abito da sposa possiedono una forte personalità. Anche l'alta moda è cambiata e le clienti sono giovanissime ed esperte, sanno quello che vogliono, appartengono a culture e religioni diverse, ma sono unite da un unico credo, quello nel dio della Moda».
Renato Balestra racconta che quando viene da lui una prossima sposa si fa raccontare sempre come si sente e si vede per quel giorno importante. «Tutto dipende dal carattere - dice- e bisogna capirlo, interpretarlo. Chi ne ha uno forte magari non ama sembrare una principessa delle favole. La scelta è delicata, ma io vedo sempre la sposa molto romantica. Della mia ultima collezione ha avuto successo in Oriente e in Medio Oriente il grande mantello in pizzo ricamato di fiori, che rende più sontuoso il vestito di chiffon leggero. Nei ricami, però, bisogna evitare le perle: molte sono superstiziose, soprattutto in Italia e in Europa, e credono che richiamino lacrime».
Conferma che la parola d'ordine per l'abito da sposa è «super personalizzazione», lo stilista Franco Ciambella. «Ci sono spose che s'ispirano ai matrimoni reali e quelle che cercano il minimal. Mi capita sempre più spesso di realizzare nel mio atelier abiti da sogno, ascoltando i desideri delle spose e interpretando i loro lati più femminili e nascosti». Per il creativo le direttive sono tre. Brillare, con ricami, perline, effetti scintillanti e tessuti luminescenti. Sognare, con leggerezza, sovrapposizione di tessuti leggeri, lavorazioni evanescenti, tocchi di colore sfumati. E stupire, con un mix di semplicità e naturalezza, senza rinunciare a romanticismo e femminilità.
Antonella Rossi, guida dell'atelier fiorentino fondato nel 1950, spiega che le giovani d'oggi vogliono mettere in evidenza il corpo spesso modellato con tanti sacrifici in palestra, attraverso abiti che sottolineino seno e punto vita. «Cercano di esaltare la femminilità con leggerezza. Noi lavoriamo molto con il pizzo, creiamo tanto plissè e anche tante code, dettaglio importante. Il colore è il bianco naturale, quello della seta, ma i cromatismi arrivano fino al cipria. Serve un abito che racconti una storia, che non sia semplicemente retrò».
Su 100 spose, 90 vogliono il velo, secondo la stilista, ma qualcosa di un po' diverso da quello tradizionale.
«E allora su abiti morbidi e leggeri - dice la Rossi- mettiamo veli geometrici, a triangolo, quadrato, rettangolo. Che diventano cappucci o mantiglie. Lo facciamo ornato di pizzo, trine, merletto, oppure a ciuffo, che s'arriccia dietro abbracciando la figura».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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