Come noto Meloni, che dopo oltre 3 anni di governo mantiene un alto indice di gradimento fra i cittadini, ha vinto nei giorni scorsi il premio Thatcher. Un premio di buon auspicio perché Thatcher (nella foto) governò per ben 3 legislature. La convergenza di fondo fra Thatcher e Meloni è che entrambe hanno un'impronta conservatrice con toni e tinte nazionalpopolari. Thatcher però era in linea con la lezione del liberalismo conservatore inglese più di quanto non sia Meloni, che però anche su questo è un passo avanti rispetto al suo partito. Nei prossimi due anni di legislatura dunque ciò che servirebbe a Meloni sarebbe una sana spruzzata di liberalismo. Per i liberali, anche di impronta conservatrice, com'era ad esempio Indro Montanelli e il gruppetto di uomini di cultura con cui fondò questo giornale, il triangolo fondamentale di valori era fatto di tutela della libertà, della proprietà, e garantismo nella giustizia. Quanto alla tutela della proprietà, mentre Landini si spinge ogni giorno a chiedere una nuova patrimoniale, Meloni ha le carte esattamente in regola. Così come quanto all'impronta garantista della giustizia, come testimonia la legge costituzionale sulla separazione delle carriere. Quanto alla libertà di impresa, è su questo aspetto che dovrebbe aggiungere quella necessaria spruzzata di liberalismo. Due fattori che più frenano la libertà economica e d'impresa sono lo statalismo impiccione, diffuso al centro e in periferia con le troppe municipalizzate, e i ritardi nelle liberalizzazioni. Anche la legge annuale sulla concorrenza, che pur dovrebbe essere un passaggio cruciale per l'attuazione del PNRR, in cammino in questa fase alle Camere, sembra molto rachitica e limitata. Inoltre, quando il confronto verte su piccole corporazioni, come quella dei balneari e dei tassisti, la destra italiana non privilegia certo il valore della concorrenza. Questo genera un diffuso "mal di concorrenza", che contribuisce per non poca parte al "mal di crescita", in quanto concorrenza e liberalizzazioni sono l'ossigeno per alimentare e liberare la crescita.
Ecco quindi perché una sana spruzzata di metodi liberali è l'appuntamento cruciale che attende Meloni per il prossimo biennio della legislatura e per confermare e consolidare la sua leadership per gli anni successivi. A questo fine la lezione di Adam Smith e il più recente modello di Margaret Thatcher può venire davvero in soccorso a Meloni.