Nel giro di pochi giorni sale per quattro volte sul podio scaligero Philippe Jordan, al suo debutto al Piermarini. Non è una coincidenza, ma una collaborazione tra Stagione Sinfonica Scala e Stagione Filarmonica. Come sarà frutto di una collaborazione la presenza in Filarmonica e alla Società del Quartetto del pianista Radu Lupu, che il 3 novembre apre con Baremboim la stagione 2008/09 della Filarmonica. Protagonista della quattro giorni scaligera (oggi, domani e martedì per la Scala e lunedì per la Filarmonica) il direttore svizzero. Un trentaquattrenne che, dati i precedenti e la sapienza dimostrata nellorganizzazione mentale delle prove, è improprio chiamare «un giovane». La Scala di Lissner e la Filarmonica del dopo Muti del resto ci hanno abituati a bacchette molto più baby. Notevole, va da sé, il curriculum. Un elenco di allori che inizia con Wiener e Berliner, registra lo status di Kapellmeister a Ulm e alla Deutsche Oper Berlin, la militanza al fianco di Jeffrey Tate e Daniel Daremboim, lintensa attività sia in campo operistico che sinfonico. Cui si aggiunge limminente nomina di direttore musicale dellOpéra di Parigi. Figlio darte (il padre è Armin Jordan) e enfant prodige, il nostro accomuna parzialmente i due programmi nel nome di Strauss del quale dirige «Also spach Zarathustra», il poema sinfonico che Nietsche ispirò a Richard trentenne. Interessa in Zarathustra la scrittura che anticipa e suggerisce molto futuro.
Noti entrambi i solisti delle due locandine. Per la Scala, da questa sera, la pianista Hélène Grimaud, una sacerdotessa della musica che arriva dalla Provenza e da ventanni a questa parte ha scalato molte vette. Nellimmediato futuro per lei ci sono le bacchette di Claudio Abbado e Valery Gergev. Appassionata, devota e imprevedibile la nostra è un cercatore di Dio, che trova nei momenti più concentrati del suo magistero. Per lei il Primo di Brahms con quel suo Adagio dalla scritta «Benedictus qui venit in nomine Domini» con cromatismi e pianissimi di forte tensione mistica. Il Filarmonico invece ospita Matthias Goerne, spettacolosa vetta di una liederistica interiorizzata. Per lui i «Kindertotenlieder» di Mahler.
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