Il primo a dirlo era stato il governatore Roberto Formigoni: «Se vincerà, lavoreremo bene anche con Giuliano Pisapia sindaco». E subito si era attirato le critiche di alcuni esponenti della Lega: «Come farebbe a collaborare con Pisapia non si capisce», aveva commentato il vicepresidente della giunta Andrea Gibelli. Lunedì sera la prima «rivincita» per il presidente lombardo, quando il capogruppo del Carroccio in Comune, nonchè aspirante vicesindaco di Letizia Moratti, Matteo Salvini, in una trasmissione televisiva non ha esitato a dire: «Se il 51% dei milanesi voterà Pisapia, sarà il mio sindaco. Starò allopposizione e su Milano non si abbatterà lo tsunami». Immediata era stata la replica di Formigoni: «Ho il difetto di dire le cose giuste in anticipo ma poi ci arrivano anche gli altri». Ieri però il presidente lombardo ha voluto togliersi qualche soddisfazione e alla riunione di giunta non ha mancato di sottolineare quanto aveva detto Salvini incalzando i leghisti «o censurate anche lui o chiedete scusa al governatore» avrebbe detto esplicitamente, incassando così levidente imbarazzo degli assessori regionali del Carroccio. Ma è intervenuto nuovamente Salvini, a ribadire che «la Lega è troppo impegnata a lavorare per il futuro di Milano per fare polemiche, la penso esattamente come Gibelli e la Moratti». Il programma «tutto pro-immigrati di Pisapia - afferma il lumbard - preoccupa me e molti milanesi». E ribadisce: «Da consigliere comunale, di maggioranza o opposizione si vedrà, sono pronto a lavorare».
Ha «fatto piacere» al governatore invece che ieri «la Lega non sia tornata sul tema dei due ministeri che vorrebbe a Milano». Invita «gli amici del Carroccio a concentrarsi sul voto di domenica prossima piuttosto che perdere tempo su una proposta per lattuazione della quale, in ogni caso, ci vorrebbero almeno un paio danni».
Lipotesi di un governo reticolare, proposto dalla Lega, secondo Formigoni «non è un tema che interessa i ceti produttivi del nord che invece hanno bisogno daltro. Un governo serve per governare tutto il Paese -ha aggiunto - deve fare politiche utili e in questo momento le priorità sono le imprese. È molto più importante cosa un ministero fa piuttosto che dove un ministero è».
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