Polemiche sulle vignette antiebraiche Bertinotti deve scusarsi con Israele

L’ambasciatore pretende il mea culpa di «Liberazione». Il presidente della Camera sconfessa il giornale: «È autonomo»

Emanuela Fontana

da Roma

A meno di due settimane dall’insediamento, Fausto Bertinotti ha dovuto mettere mano al primo comunicato ufficiale che non riguarda i lavori della Camera. Una nota di scuse a Israele necessaria per appianare una dura polemica partita proprio dal quotidiano di riferimento di Rifondazione, Liberazione. Sul foglio comunista venerdì era stata pubblicata una vignetta ritenuta «oltraggiosa» da tutto il mondo ebraico. Si sono avute ripercussioni anche in Israele, ma soprattutto ieri mattina l’ambasciatore Ehud Gol ha scritto una lettera di forte disappunto al direttore del quotidiano, Piero Sansonetti. La vignetta mostrava la barriera di filo spinato in Cisgiordania con la scritta «la fame rende liberi», storpiatura de «il lavoro rende liberi» posto da nazisti all’entrata del lager di Auschwitz.
Bertinotti è stato costretto a un comunicato, mentre Sansonetti esce oggi con un editoriale in cui chiarisce che quel disegno era solo «drammaticamente filopalestinese», non antisemita e che da qui si può partire per «superare i dissensi» della sinistra nei confronti di Israele. Un rapporto non facile, e lo hanno dimostrato le numerose bandiere israeliane bruciate nelle ultime manifestazioni della sinistra radicale, e quest’ultima polemica che è rimbalzata domenica in prima pagina sul quotidiano israeliano Yediot Ahronot.
Gol ieri mattina aveva scritto a Sansonetti che le scuse del direttore sono «il minimo che si possa richiedere di fronte a tale vignetta vergognosa e antisemita. A noi ebrei è palese il turpe tentativo di creare un parallelo con il cancello d’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz. Come ebreo e israeliano io vedo in questa vignetta disprezzo per la Shoah e un terribile oltraggio alla memoria delle vittime».
È una «forzatura», scrive invece Bertinotti, che si solleciti «il presidente della Camera a pronunciarsi su una vignetta satirica pubblicata su un autonomo giornale come Liberazione, solo perché quel quotidiano fa riferimento al partito a cui lo stesso presidente della Camera è iscritto». Una premessa, quella del nuovo presidente dell’aula di Montecitorio, quasi seccata. «Penso che in tempi difficili come quelli che viviamo - ammonisce comunque Bertinotti - per la convivenza tra le diverse culture e religioni, siano da evitare tutte le manifestazioni, comprese quelle satiriche, che vengono vissute come offensive dalla comunità cui si riferiscono». Dopo la presa di posizione della comunità ebraica di Milano, ieri anche quella di Roma ha attaccato duramente la vignetta: da anni «la sinistra prima e l’estrema sinistra poi ha avviato una campagna di disinformazione sul conflitto israelo-palestinese», scrive il portavoce, Riccardo Pacifici.
Oggi dunque Sansonetti spiega. La vignetta era «drammaticamente filo-palestinese», ma questo non vuol dire che «era antisemita. Le due cose non coincidono». Il direttore di Liberazione ammette: «Era molto dura, choccante, era una frustata che può aver colpito e ferito alcune sensibilità».

E si rivolge a Furio Colombo, deputato neoeletto dei ds ex direttore dell’Unità, che nei giorni scorsi aveva condannato la vignetta: «Tu, nel tuo straordinario ed encomiabile impegno a difesa del popolo ebraico e dello Stato israeliano, talvolta dimentichi di difendere anche il popolo della Palestina».

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