Politecnico: «La città non ci aiuta Così i “cervelli” andranno altrove»

Il rettore: «I nostri laureati sono una ricchezza per il territorio che oggi ci ha abbandonato». Gli studenti: «Basta segreti sui giudizi ai docenti»

Per trasferire il Politecnico a Città studi, nel 1913, insieme allo Stato si mobilitarono (offrendo soldi e terreni) Comune, Provincia e Camera di commercio. «Oggi, invece, dobbiamo sottrarre fondi alle attrezzature di ricerca per comprare i terreni sui quali costruire gli edifici per fare ricerca e formazione, attività che arricchiscono Milano». Si rifà alla storia Giulio Ballio, rettore del Politecnico, per lanciare l’accusa: «Le istituzioni non riconoscono al Politecnico un ruolo determinante per lo sviluppo del territorio». Lo fa davanti a professori e autorità (c’è anche il ministro Luigi Nicolais) arrivatati per l'inaugurazione dell’anno accademico, il 144esimo. Ci sono anche gli studenti, che lanciano una proposta: pubblicare i giudizi sui docenti, «oggi sotto segreto».
Si parte però dalle accuse alla città, aziende comprese. Ballio ricorda gli sforzi dell’ateneo per attirare studenti stranieri (nel 2003 erano 8, oggi 350) e le alleanze con atenei italiani ed esteri, Cina compresa. «Un servizio al sistema produttivo lombardo, che potrà contare su laureati stranieri che conoscono le nostre aziende e su giovani italiani in grado di lavorare all’estero per le imprese italiane. Pare che non siano previsti finanziamenti statali per portare avanti queste attività. Saranno i beneficiari, le aziende, a farci capire se dobbiamo continuare» dice Ballio.
Che non risparmia critiche al governo. In attesa di vedere se spariranno dalla Finanziaria alcune norme «ridicole e drammatiche», il rettore protesta per i criteri per ripartire i fondi statali fra le università («premiano chi gonfia gli organici e promuove tutti») e aggiunge: «In questi dieci anni avremmo dovuto ricevere 350 milioni in più. Se le cose non cambiano dovremo sperimentare nuove forme di sostegno. Ci sono università americane che si prenderebbero volentieri un pezzo di Politecnico». Nulla di concreto, per ora, ma il clima non è dei migliori: «L’attuale governo ha mantenuto i vincoli del precedente e in più ha tolto, in corso d’anno, l’esenzione fiscale sulle borse di studio agli stranieri. Siamo stati costretti a chiedere ai ragazzi la restituzione di una parte delle rate, una figura indegna...».
Fra le «sette piaghe», così le chiama Ballio, c’è anche il problema alloggi: «Dopo quattro anni constato con molta amarezza che Milano si è forse accorta che il problema esiste e che i 40mila studenti fuori regione potrebbero essere attratti da altre città». Preoccupazione rilanciata da Carlo Pretara, rappresentante degli studenti, che a nome dei 40mila iscritti chiede una «carta dei servizi» e biblioteche aperte anche la sera. Ci sono poi le richieste sulla didattica: «Gli esami sono troppi. E vanno pubblicati i test di valutazione sui professori che noi studenti compiliamo alla fine dei corsi».

Ballio è d’accordo: «Ho chiesto il via libera al Garante sulla privacy, aspetto una risposta da sei mesi. Sappiamo già, comunque, che i corsi con voto insufficiente sono 200 su 3mila, 30 quelli gravemente insufficienti».

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