Ernesto Galli della Loggia, in felice compagnia di Piero Ostellino (l’unico vero maestro del pensiero liberale) e Angelo Panebianco, è uno dei tre buoni motivi per cui vale la pena comprare il Corriere della Sera. C'è una generazione di cronisti (o chiamateli come vi pare) che si è formata sui loro scritti, che li ha succhiati al pari di quelli del nostro Indro Montanelli con il piacere di un bibita fresca per la mente. Ieri Galli ha svolto un ragionamento, che per chi se lo fosse perso, conviene riassumere.
«C'è la sensazione che sono finiti i tempi felici... L'occidente e l'Europa stanno pian piano svanendo», e in passato erano la garanzia della nostra sicurezza e della nostra prospettiva. Le vecchie istituzioni reggono ancora, dalla scuola alla banca alla Chiesa, «ma senza più il senso la certezza e l'autorevolezza di una volta». L’Italia è dunque un «paese che sente di essere nel mezzo di un passaggio assai difficile della sua storia». Il nostro stato di irrequietezza nasce dal fatto che «non riusciamo a farci una ragione del presente e vedere come affrontare il futuro perché ci manca la politica». Sarebbe ingiusto, continua il professore, dire che Berlusconi non ha realizzato nulla, ma il Cavaliere «non ha mai parlato all'animo del paese» e la sua non-politica ha contagiato financo l'opposizione, che vieneascoltata nella più totale indifferenza.
È così?
Il tema centrale, non è Berlusconi, ma la mancanza della politica. A nostro avviso è mal pensato. Non manca la politica in sé, manca la politica sulla quale Galli della Loggia si è formato. Manca il Novecento. Sono finiti anche i nostri amati austriaci, è finito Hayek, è passato Von Mises, è superato Friedman, è dimenticato Croce. Ma non il loro metodo e la loro favolosa intuizione contro la dittatura dell'universale. Galli a nostro avviso (e senza nessun intento polemico che non può esserci per un maestro) legge la realtà di oggi con gli strumenti di ieri. Indulge in quell'atteggiamento malinconico del vecchio saggio che tra i suoi libri dice: «ai miei tempi...». È finita l'autorevolezza della scuola, ma è arrivata la sicurezza di Google. È finita la solidità del direttore di banca, ma è nata la certezza del conto on line. Meglio? Peggio? Dipende da quale sistema di valori si ha nel proprio cassetto. Era meglio l'istitutore privato o la scuola di Don Milani? Chiedetelo ad un vecchio signore piemontese nato nel 1850.
Non si deve cambiare la montatura, quello splendido metodo liberale che non si può mai ridurre ad ideologia, ma le lenti. Non basta dire che la società è liquida per frequentarla. Occorre rendersi liquidi per conoscerla. Il materialismo storico ci ha ingannato raccontandoci che sono i fatti dell’economia a determinare i comportamenti dell’uomo. Con quei quattro liberali ancora a piede libero, sappiamo bene che è piuttosto lo spirito dei tempi e degli uomini a determinare la storia. E il determinismo dei comportamenti sociali è una balla inventata dai marxisti. Piuttosto la catallassi, il metodo del mercato ci rendono adatti allo sviluppo che procede e che viene così determinato. E così vale per la politica. Caro Galli la politica non è finita. L'abbiamo disintermediata rispetto al modello novecentesco. È morta la politica, evviva la politica.
Quando Giuliano Ferrara si inventa la lista per la vita, capisce nel suo incredibile modo di divorare il consenso intellettuale che la politica del nuovo millennio è qualcosa di più della scontata organizzazione burocratica della macchina dello Stato e dei materiali interessi collettivi. Il nostro non è un paese senza politica. Il senso di transizione e di insicurezza è tipico di ogni fase del nostro tempo. È un ragionamento che potremmo replicare per ogni decennio a ritroso.
No caro professore, Berlusconi è il senso pieno della politica. È stato il primo a capire che la politica del Novecento era finita. Ha interpretato la politica nel modo più sublime che si possa immaginare: connettendosi e indirizzando lo spirito del tempo. Ecco. Non è detto che questo sia in corso anche oggi. Ma caro professore non è la politica che è finita, non è la sicurezza che è venuta meno.
Siamo noi che spesso con un’attitudine piuttosto reazionaria immaginiamo il futuro con gli schemi mentali con cui ci siamo formati e scambiamo le sicurezze con quei potenti isolanti che rispondono al nome di abitudini. Non crede?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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