Cina, l’effetto dazi fa crollare l’export

Ieri primo giorno di colloqui con gli Usa

Cina, l’effetto dazi fa crollare l’export
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Il secondo round di colloqui tra Stati Uniti e Cina, iniziato ieri a Londra, è stato sostanzialmente interlocutorio. La vera notizia, tuttavia, è un’altra: i dazi di Donald Trump stanno mettendo in difficoltà la Cina del presidente Xi Jinping. L’export cinese verso gli Stati Uniti sta continuando a calare in modo preoccupante, mettendo a nudo una crisi che si riflette nei dati macroeconomici del Paese. A maggio, Pechino ha registrato un surplus commerciale con Washington di 18 miliardi di dollari, ma questo valore è in calo rispetto ai 20,5 miliardi di aprile. Dietro questa flessione c’è un calo dell’export cinese del 34,5%, il peggior risultato in oltre cinque anni, nonostante la tregua commerciale di 90 giorni che doveva fungere da trampolino per i negoziati. Le importazioni cinesi sono diminuite del 18%, segnalando anche la debolezza della domanda interna.

A complicare ulteriormente il quadro economico cinese c’è la deflazione, che perdura per il quarto mese consecutivo. A maggio, i prezzi al consumo sono diminuiti dello 0,1 percento. Questo scenario di deflazione, alimentato anche dalla continua incertezza sulle politiche commerciali americane, sta spingendo la Cina a cercare soluzioni per stimolare la crescita. Il calo dei prezzi alla produzione, pari al 3,3%, il peggiore in un anno, ha inoltre evidenziato la continua contrazione del settore industriale.

Nel frattempo, gli Stati Uniti, rappresentati dai titolari del Tesoro Bessent e del Commercio Lutnick, sembrano essere più concentrati sull’immediato, con richieste precise per la ripresa del flusso di minerali rari e l’allentamento delle restrizioni sull’export di

tecnologia verso la Cina, impegni presi durante la telefonata tra Donald Trump e Xi Jinping. Entrambe le potenze sembrano disposte a trovare un terreno comune: i dati macro suggeriscono a Pechino di estendere ancora la tregua.

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