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La Cina ora vuole spendere di più per risolvere i suoi problemi interni

Il Pil potrebbe rallentare molto il prossimo anno

La Cina ora vuole spendere di più per risolvere i suoi problemi interni
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Una potenza commerciale, ma piena di punti deboli. Per questo il ministro delle Finanze della Cina, Lan Fo'an, si è impegnato ad aumentare la spesa fiscale nel 2026 per garantire un solido avvio del 15° Piano Quinquennale del Paese (2026-2030). Lo Stato-partito guidato dal presidente Xi Jinping (in foto) quindi attuerà una politica fiscale più proattiva il prossimo anno nella speranza di spingere una crescita che anno dopo anno perde smalto. Il Dragone dovrebbe chiudere quest'anno con una crescita del Pil del 5%, ma già dall'anno prossimo secondo le stime del Fondo monetario internazionale dovrebbe crescere al 4,5%.

Sono numeri che visti da un'economia matura come l'Italia sembrano comunque astronomici, ma nel contesto di un Paese come la Cina sono il minimo sindacale per garantire la tenuta di un sistema che per decenni si è solo basato sulla crescita delle esportazioni per sostenere la crescita, a costo di un mercato interno con consumi poco brillanti. Nell'epoca dei dazi commerciali e di tensioni con gli Stati Uniti che sono ancora di là da essere risolte, questo significa una fronte di fragilità notevole. Non risulta ancora alle spalle la crisi del mercato immobiliare interno con una situazione che è stata solo tamponata dopo il collasso del conglomerato Evergrande. Il mercato delle compravendite immobiliari risulta in recessione per il quinto anno consecutivo, con le vendite di nuove case in calo dell'8% sull'anno e i prezzi in ribasso del 2,4% a novembre rispetto a un anno prima. Circostanze non positive, dal momento che le amministrazioni locali (molto indebitate) vedono una robusta voce di entrata nella concessione di nuovi permessi per costruire.

Il Paese gode ancora di un grande surplus commerciale che ha raggiunto la cifra record di mille miliardi di dollari nel 2025 nonostante le stangate delle tariffe di Trump. E certo ha posizione di leadership per tutto quello che è tecnologia e l'industria della transizione energetica: dalle auto elettriche che stanno avanzando sui mercati europei, ai pannelli solari fino alle catene di fornitura delle cosiddette terre rare. Il fatto è che tutto questo, in prospettiva, potrebbe anche non bastare per mantenere Pechino sugli standard di crescita degli ultimi decenni con il rischio di una crisi dietro l'angolo. Il Paese ha un bisogno disperato di sostenere l'occupazione, con un tasso di senza lavoro tra i più giovani che a novembre di quest'anno si attestava al 16,9%.

A questo si aggiunge un tasso di natalità tra i più bassi al mondo, con una popolazione che diminuisce ormai da anni. Per questo il governo di Pechino sta pensando di sprigionare misure economiche espansive per superare i suoi problemi.

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