Meccanica, moda e auto: ecco quanto possono costare i dazi al 15%

Accordo siglato tra Bruxelles e Washington, ma le imprese italiane pagano il prezzo più alto: aumenti record sui beni simbolo del Made in Italy

Meccanica, moda e auto: ecco quanto possono costare i dazi al 15%
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L’accordo commerciale siglato tra Stati Uniti e Unione Europea ha evitato una guerra dei dazi, ma lascia sul tavolo una minaccia pesante: se Bruxelles non rispetterà l’impegno da 600 miliardi di dollari in investimenti verso beni statunitensi, scatteranno dazi al 35%. A lanciare l’avvertimento è stato oggi il presidente americano Donald Trump, in un’intervista alla CNBC. Intanto, secondo l’analisi di Boston Consulting Group (BCG) contenuta nello studio “The EU-US Trade Agreement: Some Clarity and Ongoing Uncertainty”, l’intesa già raggiunta prevede un’aliquota standard del 15% sulle esportazioni europee, con effetti dirompenti su interi comparti produttivi – e per l’Italia, in particolare, un conto salatissimo.

Una nuova fase, i rischi per l’Italia

L’accordo evita le previsioni più drammatiche – con dazi fino al 50% – ma fissa il livello tariffario più elevato degli ultimi decenni. La media delle aliquote effettive sulle esportazioni europee è passata dall’1,4% al 16%. In Italia l’impatto è ancora più severo: si sale dal 2,2% al 18%, un balzo di oltre nove volte rispetto alla fine del 2024. Un cambiamento di scala che obbliga le imprese a ripensare in fretta strategie, supply chain e mercati di sbocco.

I settori colpiti: metalli, meccanica, fashion. Ma è l’automotive a pagare il prezzo più alto

I comparti più esposti vedono aumenti nei costi commerciali stimati tra gli 8 e i 9 miliardi di dollari ciascuno. I metalli toccano il 33% di incidenza sulle esportazioni verso gli Usa, il fashion e lusso il 24%, i macchinari meccanici il 20%. Tuttavia, il comparto potenzialmente più penalizzato è quello biofarmaceutico, che – se colpito dalla tariffa piena – potrebbe subire un impatto da oltre 22 miliardi di dollari a livello europeo. Per l’Italia, i numeri parlano chiaro. Il settore moda e lusso registra 1,6 miliardi di dollari in dazi aggiuntivi, seguito dalla meccanica con 1,5 miliardi e dai metalli con 1,2 miliardi. Ma è l’automotive a trovarsi nel punto più critico: le carrozzerie italiane, che fanno largo uso di acciaio e alluminio, rischiano dazi fino al 38%, complici le restrizioni della Section 232 americana.

Made in Italy: vulnerabilità e resilienza

Nonostante la portata dello shock, alcune caratteristiche del tessuto produttivo italiano potrebbero attutire l’impatto. “La struttura industriale italiana, fatta in larga parte di aziende familiari e di media dimensione, ci dà una certa agilità”, spiega Davide Di Domenico, Managing Director e Senior Partner di BCG. “Le imprese più colpite saranno quelle che operano in settori commoditizzati, dove non è possibile trasferire l’aumento dei costi al cliente. Al contrario, i marchi del Made in Italy che operano in nicchie premium, soprattutto nel lusso, possono avere maggiori margini di manovra. Ma anche in questi segmenti, l’effetto sui volumi di domanda potrebbe essere significativo".

Le zone d’ombra dell’accordo e il ruolo della strategia

Se da un lato l’accordo garantisce un quadro più stabile, dall’altro lascia molte incognite. Non è ancora chiaro se i nuovi dazi sostituiranno quelli esistenti o se andranno ad accumularsi, e restano da definire alcuni dettagli sugli investimenti e sull’acquisto di energia statunitense da parte dell’Ue. Tra le promesse, figurano 600 miliardi di investimenti europei negli Usa e l’acquisto di 750 miliardi in prodotti energetici americani, ma i meccanismi di attuazione restano fumosi. Nel frattempo, le imprese sono chiamate a reagire rapidamente. “Serve un’analisi comparativa dei costi: non solo i propri, ma anche quelli dei concorrenti. L’impatto potrebbe non essere simmetrico.

Inoltre, si può agire su leve strategiche come la ridefinizione della base fornitori o la riallocazione produttiva”, suggerisce Di Domenico. “Va adottato un approccio proattivo, basato sulla teoria dei giochi e sulla valutazione dei vantaggi competitivi emergenti".

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