Demografia e sostenibilità: i numeri che svelano le sfide future (e quanti saremo)

I cambiamenti demografici hanno un forte impatto sull'economia, sul welfare e sull'ambiente. Ecco perché la sfida della sostenibilità è strategica. Ne parleremo allo speciale evento del Giornale a Genova (qui il link di iscrizione gratuita)

Demografia e sostenibilità: i numeri che svelano le sfide future (e quanti saremo)
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Più siamo e meglio stiamo? I dati demografici non sono mai numeri fini a se stessi: saperli leggere e interperare, significa capire in quale direzione sta andando la comunità globale. E con quali prospettive. L'incremento o il decremento della popolazione hanno infatti un impatto sostanziale sulla nostra società e sull'ambiente che la circonda. Tra i due elementi il rapporto è simbiotico e consequenziale, secondo un delicatissimo gioco di equilibri che l'uomo ha il dovere di preservare. Oggi più che mai. Secondo alcune autorevoli stime, difatti, i prossimi decenni saranno caratterizzati da trasformazioni demografiche di fronte alla quali i temi della sostenibilità e dello sviluppo rappresenteranno la principale sfida per l'umanità.

I cambiamenti numerici nella popolazione, del resto, hanno un forte impatto sull'economia, sui sistemi assistenziali e sanitari, sui bilanci, sulle esigenze abitative e infrastrutturali. Ma anche e soprattutto sulle necessità di approvvigionamento energetico e sullo sfruttamento delle risorse. Come attestato dal Centro comune di ricerca (Ccr) della Commissione Ue in una recente relazione, la crescita della popolazione rimane "uno dei fattori chiave delle emissioni". Allo stesso tempo, c'è "un disallineamento tra i tassi di crescita della popolazione e i livelli di emissioni di gas serra nei diversi Paesi". Agire con pragmatismo e buon senso è l'unica strada percorribile per far si che la comunità globale si adatti ai cambiamenti climatici e a quelli sociali senza rinunciare alla crescita economica, all'innovazione, al benessere. Gli oltranzismi, anche in questo ambito, non portano lontano.

La domanda, al riguardo, sorge però spontanea: il percorso sinora intrapeso è davvero all'altezza dei cambiamenti demografici presenti e futuri? Il tema troverà spazio mercoledì 15 maggio prossimo a Genova nello speciale evento organizzato dal Giornale (qui il link di iscrizione gratuita) . A Palazzo Ducale, nel cuore del capoluogo ligure, i principali attori dell'economia e dell'impresa si confronteranno dalle 9.30 alle 13 nel corso di alcuni panel dedicati proprio al tema della sostenibilità, tra sfide etiche, ambizioni di progresso e contingenze politiche. A moderare i dibattiti, le più apprezzate firme del nostro quotidiano. La mattinata si concluderà con un'esclusiva intervista del nostro direttore, Alessandro Sallusti, al ministro ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

Ogni ragionamento sul tema non potrà non tenere in considerazione le più recenti prospettive d'analisi, che prevedono un significativa crescita demografica entro i prossimi decenni. Secondo le stime della Divisione Popolazione delle Nazioni Unite, la popolazione mondiale aumenterà di quasi 2 miliardi di persone nei prossimi 30 anni, passando dagli attuali 8 miliardi a 9,7 miliardi nel 2050, per poi toccare la teorizzata quota di 10 miliardi nel 2058. Dopo una prima fase di crescita, culminante nel 2064, si prevede prevede però un declino. Combinando gli scenari di mortalità, fertilità e migrazione, gli studiosi hanno ipotizzato che, dopo il suddetto picco demografico, la popolazione diminuirà a 8,79 miliardi nel 2100. In ogni scenario stimato, i ricercatori hanno registrato ampi spostamenti nella struttura dell'età della popolazione globale nel 2100.

Le previsioni demografiche indicano anche un cambiamento significativo nella distribuzione della popolazione in età lavorativa nei prossimi decenni. Si prevede un forte declino del numero di lavoratori in Cina e in India, ma un aumento costante in Nigeria. Nel 2100, l'India dovrebbe mantenere la popolazione in età lavorativa più numerosa al mondo, seguita da Nigeria, Cina e Stati Uniti. E l'Italia? Nella nostra Penisola, afflitta da un preoccupante inverno demografico, la tendenza alla decrescita appare ormai tracciata. Stando alle proiezioni Istat, da 59 milioni (registrati al primo gennaio 2022), passeremo a 58,1 milioni nel 2030, per poi scendere ulteriormente a 54,4 milioni nel 2050. E ancora giù, fino a toccare quota 45,8 milioni nel 2080.

Queste trasformazioni avranno senza dubbio un effetto sia sugli assetti sociali, sia sull'ambiente. Comprendere le cause delle transizioni demografiche ci consente pertanto di gestirne meglio le conseguenze e di prepararci al futuro, per quel che ci è consentito.

Ad esempio, optare per soluzioni sostenibili è un modo concreto per ridurre gli impatti delle oscillazioni demografiche sulle nostre comunità. Ci sono poi cambiamenti che influiscono sulla popolazione ma che non possiamo però preventivare: la recente pandemia e le guerre scoppiate anche vicino a noi ne sono una spietata dimostrazione.

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