Politica economica

Inflazione sovrastimata? Ecco cosa può aver contribuito alle previsioni sbagliate

Il fattore psicologico è fondamentale nello spingere al rialzo l'inflazione percepita: ma l'Italia non ha avuto gli stessi problemi di sovrastima dell'Olanda

Inflazione e previsioni sbagliate. Ecco cosa può aver fatto volare le stime

Se fosse confermato per il resto d'Europa ciò che l'Olanda ha ammesso riguardo la sovrastima dell'inflazione bisognerà capire quali elementi possono aver "inquinato" le valutazioni di Eurostat. Cambiando dalle tariffe nuove a prezzi più alti a un paniere includente anche le precedenti tariffe definite a prezzi più bassi le statistiche per l'inflazione energetica i tradizionalmente certosini olandesi, com'è noto, hanno visto modificati i loro calcoli sull'inflazione di settembre 2022 dal 14,5% inizialmente stimato all'8,1%. Un cambio netto, che può far rivedere al ribasso dello 0,4-0,5% tutti i calcoli per l'inflazione europea dall'autunno a oggi.

L'Aja ha annunciato una svolta sul metodo di calcolo che applicherà da giugno in avanti e Eurostat ora è al lavoro per fornire alle autorità europee dati più consistenti. "Un cambio della metodologia in corsa, come quello che l’Olanda ha annunciato da giugno, non comporta una soluzione, ma un danno aggiuntivo" secondo Milano Finanza. "Ora che i prezzi dell’energia sono in forte calo, il nuovo sistema porterebbe a un dato di inflazione superiore, con ulteriore spinta a una politica monetaria più restrittiva. La Banca d’Olanda non ne sarebbe probabilmente dispiaciuta, ma c’è un problema rilevante di comparabilità e credibilità".

Un vecchio detto americano dice che se opportunamente torturati i dati confesseranno qualsiasi cosa si voglia far dire loro. Una boutade, in un certo senso, che però richiama la vecchia poesia di Trilussa sulla sostanziale inaffidabilità della statistica quando non inserita in una logica di sistema. La Bce, ad esempio, da mesi dice di affidare ai dati ogni decisione sulle future politiche monetarie dell'Eurozona. Ma non ha mai posto il problema di come i dati sono raccolti e analizzati. Anche l'austerità è stata costruita, sulla carta, guardando ai dati nel decennio scorso. Dati che però facevano riferimento a regole fuorvianti come l'output gap che hanno frenato la crescita di Paesi come l'Italia.

Si pone in primo luogo il tema di capire se l'errore olandese è emerso anche in altri Paesi e in secondo luogo di comprendere quali problemi possono aver fatto correre più del dovuto le statistiche dell'inflazione. Il vero nodo, per il 2022 appena passato, è di matrice psicologica. L'inflazione era concentrata in un settore-chiave come l'energia, questo è vero, ma si è scaricata a terra con una tale focalizzazione sul "qui e ora" per cittadini e imprese da fondere tutte assieme le tensioni finanziarie associate, i problemi di approvvigionamento delle aziende, la tendenza degli operatori a scaricare a terra sui consumatori i rincari. Questo ha accelerato anche i problemi per la costruzione di scorte e creato un sovraccarico di spesa nel settore trainante l'inflazione che sicuramente può, per effetto trascinamento, aver contribuito a sovrastimare le statistiche. Ma per quanto riguarda l'Italia è difficile che lo scostamento possa aver superato pochi decimali in quanto la differenza reale tra il nostro Paese e l'Olanda sta nella maggiore liberalizzazione dei mercati di quest'ultimo Paese.

L'inflazione è sempre un fenomeno a più dimensioni, compresa quella psicologica sui consumatori. "Aumenti dell’indice generale dei prezzi anche molto contenuti sono stati accompagnati da variazioni significative dei rapporti di scambio tra i vari prodotti, di natura presumibilmente strutturale, che hanno quasi certamente influito sui comportamenti dei consumatori", ha scritto l'economista Enrico D'Elia in una ricerca pubblicata da LaVoce.info. In cui ha aggiunto che "è elevatissima la probabilità che il costo di un particolare paniere di prodotti abbia una dinamica molto diversa dalla media. Pertanto, ha poco senso fissare un target solo per l’inflazione media, trascurando la dinamica degli altri prezzi" e arrivare addirittura, come la Bce oggi, a pensare di governare un'inflazione cavalcante sul lato dell'offerta raffreddando la domanda a colpi di tassi crescenti. Un circolo vizioso su cui l'intera economia rischia di andare in testacoda.

Anche qui molto prima che a catturare i particolari venuti a modificarsi siano i mitologici "dati" a cui tutto si vuole affidare senza capire come vengano effettivamente raccolti e snocciolati.

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