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Edilizia, ok al nuovo Codice per cancellare la burocrazia

Il Cdm approva la delega che riscriverà il Tue del 2001. Salvini: "Un passo decisivo, aggiorniamo le norme"

Edilizia, ok al nuovo Codice per cancellare la burocrazia
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Il Consiglio dei ministri ieri ha dato il via libera al disegno di legge delega per il nuovo Codice dell'edilizia e delle costruzioni, architrave della riforma destinata a riscrivere il Testo unico del 2001. Un intervento atteso da oltre vent'anni, che il governo ha presentato come il tassello mancante dopo il Codice degli appalti e quello della strada. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, lo ha definito un passo decisivo, spiegando che «dopo il Codice della strada e il Codice degli appalti, con il Codice edilizia aggiorniamo altre norme dopo più di vent'anni di attesa. Offriamo all'Italia regole più chiare e certe, tagliando la burocrazia: in questo modo non avremo più altri casi-Milano, con contenziosi tra enti locali e magistratura che rischiano di paralizzare le città». Il disegno di legge punta innanzitutto a sciogliere il nodo dei rapporti tra Stato e Regioni, terreno da cui negli anni è germogliata una frammentazione normativa che ha generato incertezze e vertenze senza fine. La delega distingue in modo netto quali disposizioni dovranno rientrare nella potestà esclusiva statale e quali nella competenza concorrente, fissando criteri uniformi per definire abusi, difformità e parametri minimi. Significa, ad esempio, evitare che un sottotetto sia considerato abitabile in una regione e inadatto in quella confinante, con ricadute pesanti su progetti, trasferimenti e investimenti.

Nel solco del recente decreto Salva Casa, il ddl rafforza il principio del silenzio-assenso per accelerare permessi, autorizzazioni e sanatorie. I tempi dovranno essere perentori: se l'amministrazione non risponderà entro il termine, il titolo edilizio si intenderà formato. Per i casi più delicati, quando entrano in gioco vincoli storico-artistici o più livelli decisionali, potrà intervenire una figura con poteri sostitutivi, un commissario ad acta per sbloccare i tappi burocratici.

Uno dei capitoli più attesi riguarda gli abusi edilizi storici, realizzati prima dell'introduzione dell'obbligo per i Comuni di dotarsi di un piano regolatore. Qui la delega introduce una linea più flessibile: la regolarizzazione non sarà più quasi impossibile, pur restando ferme sicurezza e agibilità. La sanatoria potrà essere concessa a fronte di interventi tecnici correttivi, superando l'impasse della doppia conformità che da anni blocca migliaia di situazioni borderline. Cambia anche la classificazione degli interventi edilizi. Sparisce la tradizionale tripartizione tra manutenzione straordinaria, restauro e ristrutturazione, sostituita da una catalogazione basata sull'impatto dell'opera e collegata in modo diretto al relativo titolo abilitativo. Una revisione che mira a evitare interpretazioni difformi come quelle che negli ultimi mesi hanno paralizzato i cantieri milanesi, lasciando le famiglie in mezzo al guado.

Sui destinatari della riforma sono arrivate le prime reazioni. Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ha definito il nuovo Codice «una novità positiva», ricordando «la necessità di una razionalizzazione e di una nuova codificazione complessiva» dopo oltre vent'anni di modifiche parziali. Plauso anche da Assoimmobiliare. Il presidente Davide Albertini Petroni ha definito l'approvazione «un primo significativo passo verso il necessario riordino della disciplina». Forza Italia ha rivendicato un contributo decisivo alla stesura della delega. Il senatore Roberto Rosso ha ricordato come la tutela della casa sia «sempre stata in cima alle priorità» del partito.

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera anche ai nuovi vertici Arera. La presidenza va a Nicola Dell'Acqua, in orbita Fdi. Gli altri commissari sono invece Lorena De Marco (quota Fdi), Francesca Salvemini (Fi), Alessandro Bratti (Pd) e Livio De Santoli (M5s).

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