
La ricetta di Giorgia Meloni funziona. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) promuove l’Italia: economia resiliente e solido mercato del lavoro. Secondo quanto evidenziato dagli analisti nel Report annuale sull’economia e la finanza pubblicata italiana, l’occupazione che cresce e la riduzione drastica del deficit realizzata con la disciplina fiscale degli ultimi anni costruiscono un argine fondamentale contro i rischi generati dallo scenario internazionale, tra le incognite sulle politiche commerciali e le tensioni geopolitiche.
Un riconoscimento importante, l’ennesimo, quello dell’Fmi, che rende merito alla prudenza di bilancio rivendicata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Le sfide per Roma non sono semplici, tra le minacce dei dazi di Trump e le guerre in corso, ma il Fondo ha posto l’accento sull’ottimo punto di partenza rappresentato dalla “brillante performance fiscale” che lo scorso anno ha riportato l’avanzo primario nei conti italiani. Come evidenziato dal Sole 24 Ore, la briglia sui saldi di finanza pubblica non è stata tirata danneggiando l’economia reale, la cui “resilienza” è stata puntellata con “politiche solide a sostegno della crescita” e con “un livello di occupazione record”.
Nonostante “l’accresciuta incertezza sulla politica commerciale globale”, il primo trimestre di quest’anno ha fatto segnare un +0,3 per cento anche grazie alla “continua crescita degli investimenti”. Un fattore che, complice l’accelerazione prevista per la fase finale del Pnrr, dovrebbe aiutare a tenere botta in attesa della spinta tedesca. In questo contesto, Roma dovrebbe continuare a registrare una “crescita moderata” anche nel 2025: l’Fmi prevede un +0,5 per cento, un decimale in meno rispetto alle stime dell’esecutivo. Poi +0,8 per cento nel 2026 e +0,6 per cento nel 2027. Numeri sufficienti a tenere il deficit sotto al 3 per cento del Pil nei prossimi due anni.
Il Report degli analisi dell’Fmi chiede di fare salire al 3 per cento del Pil l’avanzo primario nel 2027, raddoppiando dunque gli obiettivi del governo (fissati all’1,5 per cento). Una prospettiva complicata, considerando anche gli investimenti nella Difesa. E, ancora, viene chiesto al governo di contenere la spesa pensionistica, ridurre le garanzie statali sui prestiti e migliorare l’efficienza della spesa.
Nonostante la difficilissima congiuntura globale, il governo Meloni è
riuscito a tenere sotto controllo i conti pubblici, ottenendo un risultato di bilancio dello Stato migliore di quanto preventivato. Con buona pace di chi, a sinistra, getta fango sul lavoro del premier e dei suoi ministri.