Leggi il settimanale

Pensioni 2026: cosa cambierà davvero? Tra misure in scadenza, nuove rivalutazioni e un sistema che torna alle regole strutturali

Nel 2026 Quota 103 e Opzione Donna potrebbero cessare, lasciando l’Ape Sociale come unica misura certa per il pensionamento anticipato. Tutti i cambiamenti

Pensioni 2026: cosa cambierà davvero? Tra misure in scadenza, nuove rivalutazioni e un sistema che torna alle regole strutturali

Il 2026 si preannuncia come un anno di passaggio importante per il sistema previdenziale italiano. Dopo diverse stagioni segnate da misure temporanee e scadenze annuali, la legge di bilancio in discussione punta a riportare maggiore stabilità, riducendo il ricorso a strumenti straordinari pensati per consentire l’uscita anticipata dal lavoro. Questo processo, però, apre anche nuovi interrogativi per chi si avvicina alla pensione e sperava in ulteriori proroghe.

Quota 103 e Opzione Donna: verso l’addio nel 2026?

Secondo il testo approdato in Commissione Bilancio al Senato, sia Quota 103, che permetteva di andare in pensione con almeno 62 anni d’età e 41 anni di contributi, sia Opzione Donna, riservata alle lavoratrici con almeno 35 anni di versamenti, non risultano più previste per il 2026. Le due misure, già rinnovate più volte, sarebbero destinate a terminare alla fine del 2025.

La loro permanenza, tuttavia, non è del tutto esclusa, sia dalla maggioranza sia dall’opposizione sono stati presentati emendamenti che chiedono di estenderle almeno per un altro anno. La loro eventuale proroga, però, dipende dalle coperture economiche disponibili, il che mantiene un certo livello di incertezza per i lavoratori che contavano su questi canali di uscita anticipata.

In questo quadro, l’unica misura che il governo ha confermato con certezza per il 2026 è l’Ape Sociale, rivolta a categorie svantaggiate e quindi più protette dal punto di vista previdenziale. Parallelamente, il prossimo anno porterà anche una nuova rivalutazione degli assegni e un piccolo aumento derivante dalla riduzione della seconda aliquota Irpef, che passa dal 35% al 33%.

Dal 2027 aumentano i requisiti

Guardando ancora più avanti, dal 2027 entrerà in vigore l’adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, un meccanismo già previsto per legge. Questo cambiamento rischia di penalizzare soprattutto chi ha svolto lavori discontinui o ha percepito per anni salari molto bassi.

Secondo le analisi citate dai sindacati come la Cgil, chi ha redditi molto ridotti, intorno ai 5.000 euro annui, potrebbe essere costretto a lavorare diversi mesi in più per riuscire a colmare i periodi in cui non è riuscito a maturare contributi. Anche chi guadagna circa 8.000 euro all’anno rischia comunque di dover aggiungere settimane di lavoro per poter accedere alla pensione.

Sul piano economico, gli aumenti derivanti dalla rivalutazione e dal taglio Irpef porteranno un beneficio concreto, ma più contenuto rispetto a chi ha avuto una carriera regolare e stipendi medi o alti. Per un pensionato con un assegno medio-basso, si stima un incremento mensile nell’ordine dei 40-60 euro, mentre gli assegni più elevati riceveranno un vantaggio più modesto.

Ape Sociale: l’unico canale di uscita anticipata garantito

In assenza di certezze sulle proroghe delle altre misure, l’Ape Sociale rimane l’unica via sicura per chi deve lasciare il lavoro prima dell’età ordinaria nel 2026.

Questa misura, ormai consolidata, si rivolge a:

  • disoccupati da lungo tempo
  • caregiver
  • persone con invalidità
  • lavoratori impiegati in attività gravose o usuranti

Requisiti anagrafici e contributivi restano invariati, così come i limiti di reddito. Chi riesce ad accedervi otterrà un anticipo sugli anni di pensionamento e beneficerà sia della rivalutazione degli assegni sia del taglio Irpef, con un aumento complessivo simile a quello dei pensionati ordinari: in media 30-60 euro al mese, a seconda del livello di reddito. Per tutti gli altri, invece, l’unica alternativa resta il rispetto dell’età pensionabile ordinaria, salvo esiti favorevoli degli emendamenti su Quota 103 e Opzione Donna.

Pensioni 2026: come funzionerà la rivalutazione

A partire dal 2026, gli assegni pensionistici verranno adeguati all’inflazione, con un incremento stimato intorno all’1,4%. L’aumento, però, non sarà uguale per tutti. Le pensioni più basse, cioè quelle fino a quattro volte il minimo, beneficeranno dell’adeguamento completo. Chi percepisce importi compresi tra quattro e cinque volte il minimo vedrà applicato il 90% della rivalutazione, mentre per le pensioni tra cinque e sei volte il minimo l’aumento scenderà al 75%. Per gli assegni più elevati, quelli oltre sei volte il minimo, l’adeguamento sarà pari al 50%. Questo sistema di perequazione progressiva serve a evitare che gli assegni più alti crescano allo stesso ritmo di quelli principali, garantendo comunque un adeguamento al costo della vita.

Alla rivalutazione si somma la riduzione della seconda aliquota Irpef. Un pensionato con assegno medio-basso potrà ricevere un aumento complessivo tra 45 e 65 euro al mese, mentre chi percepisce un importo medio-alto avrà un beneficio intorno ai 30-40 euro. Le pensioni minime otterranno anche un’ulteriore maggiorazione.

Cambiano anche le date dei pagamenti

Dal prossimo anno verrà introdotto un nuovo calendario di pagamento delle pensioni, con l’obiettivo di rendere più chiara e prevedibile la data degli accrediti. La regola generale prevede che il versamento avvenga il primo giorno bancabile del mese. L’unica eccezione sarà gennaio, quando l’erogazione slitterà al secondo giorno utile per consentire l’applicazione della rivalutazione annuale.

Se il primo giorno del mese coincide con una domenica o un festivo, il pagamento verrà spostato al primo giorno successivo.

Per chi riceve la pensione su un conto postale, l’accredito potrà avvenire anche di sabato, mentre chi utilizza un conto bancario dovrà attendere il normale giorno di apertura della banca. Questa riorganizzazione punta a garantire maggiore regolarità e a permettere ai pensionati di programmare con più semplicità il proprio bilancio mensile.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica