Powell frena sui tassi e rivede al ribasso la crescita. Trump attacca: “C’è uno stupido alla Fed”

L'istituto bancario americano ha comunque aperto a una graduale riduzione del costo del denaro

Powell frena sui tassi e rivede al ribasso la crescita. Trump attacca: “C’è uno stupido alla Fed”
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Jerome Powell sceglie la prudenza, Donald Trump l’offensiva. La Federal Reserve ha deciso di lasciare invariati i tassi d’interesse, mantenendoli nella forbice compresa tra il 4,25% e il 4,50%, suscitando l’immediata reazione dell’ex presidente degli Stati Uniti, che torna ad attaccare duramente il numero uno della banca centrale americana.

Le parole di Trump

"Francamente, alla guida della Fed c’è una persona stupida. Non abbiamo inflazione, abbiamo solo successo, e io vorrei vedere i tassi scendere", ha dichiarato Trump in un’intervista a poche ore dalla decisione del Federal Open Market Committee. L’ex inquilino della Casa Bianca ha poi rincarato la dose: "Lo chiamo “Too Late Powell” perché arriva sempre tardi. Penso che mi odi, ma io con lui sono sempre stato gentile. Gentile, severo… niente funziona".

Riviste al ribasso le stime sul Pil

Oltre a congelare i tassi, la Fed ha aggiornato anche le proprie previsioni economiche. La crescita stimata per il 2025 è stata ridotta all’1,4%, in calo rispetto all’1,7% previsto solo tre mesi fa. Il tasso di disoccupazione è atteso in leggera crescita, passando dal 4,2% al 4,5%, mentre l’inflazione potrebbe salire al 3% entro la fine dell’anno.

Le previsioni

Guardando più avanti, la banca centrale statunitense prevede un lieve recupero: crescita all’1,6% nel 2026 e all’1,8% nel 2027. Anche sul fronte dei prezzi si prospetta un graduale raffreddamento: inflazione attesa al 2,4% nel 2026 e al 2,1% nel 2027. Ma la traiettoria dei tassi racconta una storia diversa: secondo le proiezioni del board, i tassi dovrebbero attestarsi al 3,9% quest’anno, scendere al 3,6% nel 2026 e al 3,4% nel 2027, meno di quanto ipotizzato lo scorso marzo. Segno che un possibile allentamento della politica monetaria potrebbe essere meno incisivo del previsto.

Uno scontro che dura da anni

L’animosità tra Trump e Powell non è una novità. L’ex presidente non ha mai nascosto il suo malcontento per le decisioni della Fed, accusando Powell di frenare la crescita economica attraverso una politica monetaria troppo rigida. Da tempo lo soprannomina con disprezzo “Too Late”, e anche in passato ha ventilato l’ipotesi di rimuoverlo prima della scadenza naturale del suo mandato, prevista per maggio 2026, salvo poi fare retromarcia. Oggi, con un’economia che mostra segnali di raffreddamento e in piena campagna elettorale, Trump torna a colpire duro: "Powell sta facendo un pessimo lavoro. I tassi dovrebbero essere più bassi di almeno due punti e mezzo. Questo ci farebbe risparmiare miliardi sul debito pubblico". E ancora: "Non è intelligente. Mi odia. È uno stupido. In Europa stanno abbassando i tassi e noi no?".

La Fed promette tagli (moderati)

Nonostante le critiche, la Fed ha comunque aperto a una graduale riduzione del costo del denaro. Nelle previsioni aggiornate, i membri del board prevedono due tagli nel corso del 2025, ciascuno di un quarto di punto. Una concessione, forse, alle pressioni politiche sempre più forti.

Ma il ritmo resta cauto e subordinato all’evoluzione di un’economia americana che continua a navigare in acque incerte. E mentre Powell difende la necessità di agire con prudenza, Trump già prepara il terreno per uno scontro istituzionale che potrebbe accendersi ulteriormente nei prossimi mesi.

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