Politica economica

La recessione in Germania, quali sono le conseguenze per l’Italia

I pessimi numeri dell’economia tedesca sono sirene d’allarme che si possono udire in tutta Europa, Italia inclusa. La Bce potrebbe rimanere all’erta ma, nonostante il pessimismo, ci sono ragioni per non cedere al panico

(Immagine: https://pixabay.com/geralt)
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La recessione tedesca e le conseguenze per l’Italia

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Dal sollievo alla preoccupazione. Dapprima gli uffici di statistica tedeschi hanno gridato alla scampata recessione e poi, come sottolinea Frankfurter Allgemeine, Zu früh gefreut, ossia “felici troppo presto”.

Gli ultimi dati provenienti dalla Germania indicano l’esatto contrario e il cessato allarme si è rivelato essere prematuro. Gli indicatori economici complessivi dell’ultimo anno sono negativi, viziati anche dal netto -3,4% realizzato dalla produzione industriale durante il mese di marzo scorso e trainato verso il basso dal comparto dell’automobile.

Il risultato di tutto ciò è palese: nel pieno dell’inverno l’economia della Repubblica federale ha attraversato una fase di recessione i cui rigurgiti appaiono ancora vaghi. Ed è proprio questa indolente precisione che può destare preoccupazione.

La recessione tedesca e le conseguenze per l’Europa

I timori sono sempre i soliti e i dati, arrivati in forte ritardo, danno adito a qualche preoccupazione. Produzione più debole, ordinativi in calo e scorte in aumento sono indicatori che non fanno bene all’Europa, trainata dalla locomotiva tedesca che sta correndo con il piede sul freno.

Si tratta di un problema che ormai è diventato sistema: quella tedesca è l’economia dalla quale dipendono molte filiere produttive che, di fatto, rendono molti stati Ue agglomerati industriali di Berlino, che guida anche le esportazioni. Questo aspetto contribuisce a definire la Germania come locomotiva dell’economia e, se il macchinista frena, rallenta tutto il treno.

Le conseguenze, però, non sono uniformi in tutta Europa, anche se questa condizione recessiva terrà alta la soglia di attenzione della Banca centrale europea (Bce) che potrebbe scegliere la strada dell’aggressività, intervenendo ancora sui tassi, manovra peraltro già annunciata.

I due rischi per l’Italia

Preoccupazione non è sinonimo di allarmismo. Ci sono dei rischi ma anche opportunità.

Da una parte il rallentamento dell’economia tedesca si riverbera anche sulla nostra economia, dall’altro gli interventi della Bce espongono al pagamento di maggiori interessi gli Stati fortemente indebitati come l’Italia.

Tuttavia, lo Stivale sta dimostrando da tempo di avere una certa resilienza nel mercato dei beni di consumo, tra i quali abbigliamento, alimentari (il cui export è in forte crescita) e prodotti farmaceutici.

Non si può gioire della crisi tedesca che rappresenta una zavorra per molti comparti economici, incluso quello dell’automobile, è però vero che ci sono settori nei quali l’Italia può muoversi con maggiore indipendenza.

I dati suggeriscono che il 2023 sarà un anno complesso come lo è stato il 2022, i cui impeti sono stati in gran parte

html" data-ga4-click-event-target="internal">smorzati dall’inflazione, ma l’Italia si dimostra Sonderfall, un caso particolare, che riesce a ritagliarsi spazio anche quando Berlino ha il raffreddore.

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