Saremo sommersi dal mare? Sicuramente dalla burocrazia

Un regolamento comunale a Cattolica impone requisiti surreali per le concessioni balneari: strutture da rialzare di decine di centimetri, nuove quote della sabbia e ostacoli burocratici che mettono a rischio il futuro di molti stabilimenti

Saremo sommersi dal mare? Sicuramente dalla burocrazia
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Saremo sommersi dal mare un giorno: lo dicono ambientalisti e scienziati. E contando i miliardi di anni di vita previsti per il nostro pianeta (e soprattutto la nostra presenza), la logica dice che succederà. Nel frattempo però è probabile che saremo già stati sommersi dalla burocrazia, e in questo caso – visto che stiamo parlando della questione balneari – si rischia di finire pure sotto quintali di sabbia. Il tema insomma è quello dei bandi che l’Europa impone per assegnare la gestione delle spiagge (non solo) italiane: lasciando perdere la querelle tra governo e UE, il punto è che in quel tratto di spiaggia che va dal mare alle strade retrostanti spunta uno scenario quasi grottesco.

Lo si scopre, quasi per caso, vedendo su Facebook il video di un gestore di un Bagno di Cattolica (nella riviera romagnola, insomma). Ve lo consigliamo: lui è un bravo cabarettista, ma non è l’unico in zona. In pratica per partecipare al futuro bando bisognerà essere in regola con il “piano arenile”, un piano spiaggia che appunto deve tenere presente il fatto che il mare si alzerà. Per cui ecco un regolamento pronto per il varo finale, che nella cittadina ai confini con le Marche è stato affidato per la sua stesura alla Protezione Civile. D’altronde - dice qualcuno - si tratta di un’emergenza ed è giusto che la delibera in questione venga pure votata con premura (ovvero domani, il 30 luglio): era prevista pioggia e non si sa mai. Ma se questa vi sembra un’altra battuta da avanspettacolo, vi invitiamo alla lettura di questo passaggio del piano: “Al fine di aumentare la resilienza delle nuove costruzioni le stesse dovranno essere poste alla quota di giacitura di cm 211, come anche indicato dai contenuti del GIDAC e nel rispetto di quanto previsto dal PGRA, lasciando ai progetti di intervento l’onere di garantire il raccordo in continuità con le quote a mare e a monte dell’intervento stesso. Questa quota dovrà essere garantita su tutto il fronte delle relative concessioni ed anche sul fronte delle spiagge libere (con il contributo dei concessionari) e dei chioschi bar aventi autonoma concessione, al fine di garantire un rilievo continuo per tutto l’arenile con quota 211cm. Slm”. Se non avete capito bene (sappiatelo: giacitura in italiano esiste), in realtà non c’è da ridere.

Traducendo, il gestore in carica di uno stabilimento balneare deve: 1) distruggere le strutture del suo Bagno, anche se non sono più temporanee ma recenti e costruite in muratura (e magari sta anche pagando un mutuo); 2) Predisporre un piano di ricostruzione che tenga conto delle nuove misure certificate in centimetri e percentuali: attualmente (abbiamo chiesto) il dislivello tra la battigia e la fine dell’arenile è di circa un metro e mezzo, per il resto non siamo attrezzati; 3) alzare, per fare un esempio, le attuali cabine di almeno 50 centimetri (immaginate il gradino) predisponendo apposite rampe; 4) Lasciare “coni visivi” per far vedere il mare dalla strada, questo nonostante che i “manufatti” potranno arrivare a un’altezza di 3 metri e mezzo: allungare il collo sarà computato?; 5) capire come si riuscirà a recuperare la quantità di sabbia necessaria a livellare il tutto a 211 centimetri - precisi e, appunto, con “rilievo continuo”- per quasi tre chilometri di costa (fate voi i conti, il mal di testa è assicurato) e sapendo che nella vicina Rimini i centimetri sono 191 (forse nel mare c’è più acqua?); 6) soprattutto sperare che poi che il bando non lo vinca un altro, che è l’ultimo paradosso, anzi praticamente un naufragio della logica.

Si preannuncia insomma un consiglio comunale di fuoco, anche se il Comune di Cattolica potrà rispondere che la Regione Emilia-Romagna ha già previsti altri bandi (di finanziamento per le spese da sostenere) per poter accedere ai bandi.

Resta comunque che del doman non v’è certezza, anzi solo una: “L'avvio dell’attuazione è subordinato alla stipula della convenzione tra il Comune e il soggetto attuatore e alla successiva trascrizione a cura e spese del soggetto stesso”. Insomma paga pantalone, e questo - in miliardi di anni - non cambierà mai.

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