"Cancelleremo il regime sionista". La promessa di Khamenei che elogia gli studenti pro-Pal

In un incontro con il capo dell'ufficio politico di Hamas, l'ayatollah ha ribadito la sua volontà di distruggere Israele e ha elogiato le proteste degli studenti che hanno travolto gli atenei occidentali

"Cancelleremo il regime sionista". La promessa di Khamenei che elogia gli studenti pro-Pal
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Anche in occasione dei funerali del presidente Ebrahim Raisi, l’ayatollah Ali Khamenei ha ribadito la sua volontà di distruggere Israele. Durante l’incontro con il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh, giunto in Iran per rendere omaggio al capo del governo deceduto in un incidente in elicottero, la guida suprema della Repubblica islamica ha dichiarato che “con la grazia di Dio, verrà il giorno in cui la Palestina sarà dal mare al fiume”.

La prima promessa di Dio riguardo al popolo palestinese, cioè la vittoria del popolo di Gaza è stata soddisfatta”, ha affermato l’ayatollah. “Sulla stessa base si potrà realizzare anche la seconda promessa, la cancellazione del regime sionista”. Khamenei ha poi speso parole di elogio per gli abitanti della Striscia, la cui “straordinaria resistenza ha sorpreso il mondo” e ha espresso gioia per l’intifada degli studenti che ha travolto gli atenei occidentali. “Chi avrebbe mai creduto che un giorno sarebbero stati cantati slogan a favore della Palestina nelle università americane e sarebbe stata issata la bandiera della Palestina?”, ha detto secondo quanto riportato dall’agenzia Irna.

Insomma, una grande vittoria per i giovani che, dall’Italia agli Stati Uniti, hanno occupato gli istituti universitari e inscenato cortei e manifestazioni sulla carta a sostegno del popolo palestinese, ma di fatto spesso e volentieri esplicitamente pro-Hamas e condite da antisemitismo. Sono diventati uno strumento per la propaganda e l’opera di destabilizzazione di un regime che reprime i diritti umani, uccide le donne colpevoli di essersi opposte al velo e massacra i propri oppositori politici.

Altre pedine sulla scacchiera dell’Iran che, dal 28 maggio, secondo il ministro degli Esteri israeliano Katz potrà contare anche su Irlanda, Spagna e Norvegia. I tre Paesi, infatti, hanno unilateralmente deciso di riconoscere l’esistenza dello Stato palestinese, scatenando l’ira di Tel Aviv e provocando reazioni contrarie anche a Washington. Secondo un portavoce del Consiglio di sicurezza della Casa Bianca, infatti, il presidente Joe Biden è sì un sostenitore della soluzione dei due Stati, ma a patto che essa venga raggiunta tramite colloqui diplomatici diretti tra le parti.

Per quanto riguarda le minacce dirette contro Israele, la Repubblica islamica ha già provato a mostrare i muscoli il 19 aprile, lanciando un massiccio attacco di missili e droni. Il bombardamento, però, è stato fermato grazie alla cooperazione tra Stato ebraico, forze americane, britanniche, francesi e dei Paesi del Golfo.

Un vero e proprio asse anti-Iran che, unito al fatto che secondo funzionari statunitensi metà dei vettori non sono neanche riusciti a raggiungere il bersaglio, rende le dichiarazioni altisonanti dell’ayatollah poco più che propaganda.

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