Politica estera

200 navi in movimento: scatta il braccio di ferro tra Cina e Filippine

Cina e Filippine ancora ai ferri corti per la Zee nel Mar Cinese Meridionale: una flotta di 200 unità navali cinesi di tipo diverso si avvicina a un'isola occupata da Manila

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Oltre 200 unità navali cinesi si sono dispiegate intorno all'isolotto di Mischief Reef, nell'arcipelago delle Spratly situato nel Mar Cinese Meridionale. In particolare questo atollo dista circa 20 miglia nautiche da Second Thomas Shoal, un altra piccola isola occupata dalle Filippine e ricadente, insieme al primo, nella Zee (Zona di Esclusività Economica) di Manila.

La flotta cinese è composta da navi della Plan (People's Liberation Army Navy), pescherecci armati della milizia marittima e navi della Guardia costiera cinese in quella che è forse la più grande dimostrazione di forza di Pechino in quelle acque.

La Cina, che rivendica per sé l'intera superficie del Mar Cinese Meridionale, utilizza da tempo milizie paramilitari su pescherecci – spesso dotati di armamento leggero – come metodo coercitivo nei confronti delle barche da pesca e altri natanti appartenenti agli altri Paesi rivieraschi. Insieme a unità navali della Guardia Costiera e della marina militare, vengono usati politicamente per mettere la comunità internazionale davanti al fatto compiuto e così impossessarsi di quello specchio d'acqua considerabile come uno dei “mediterranei” che costellano il globo.

Come sappiamo quel mare conteso, su cui Vietnam, Filippine, Indonesia, Taiwan, Malesia e Brunei rivendicano secondo il diritto internazionale la propria Zee, è fondamentale per Pechino perché da un lato la collega col vitale Stretto della Malacca, dall'altro è il “giardino” in cui navigano i suoi sottomarini lanciamissili balistici, secondo il concetto di “bastione marittimo”.

Pertanto la Cina ha da tempo avviato non solo un processo di nazionalizzazione, ma anche il dispiegamento di armamenti negli isolotti (alcuni costruiti o allargati artificialmente) che ha occupato nelle Spratly e nelle Paracelso.

Quest'ultima azione assertiva cinese – considerabile quasi aggressiva – ha allarmato particolarmente Manila che ha espresso preoccupazione per possibili minacce ai suoi soldati, dislocati a Second Thomas Shoal, dove le truppe filippine sono di stanza sulla “Sierra Madre”. Nel 1999, la nave fu volutamente fatta arenare per sostenere le rivendicazioni delle Filippine sulla regione.

Il presidente Ferdinand Marcos Jr. ha cercato di comunicare con Pechino promettendo di sostenere la sovranità nazionale delle Filippine e nonostante le tensioni, Marcos ha sottolineato l'importanza di risolvere le controversie attraverso discussioni pacifiche tra stati sovrani con pari diritti.

Durante una recente visita ufficiale ad Hanoi, occorsa il 25 gennaio, le Filippine e il Vietnam hanno raggiunto accordi per gestire gli eventi nel Mar Cinese Meridionale e fornire canali di comunicazione tra le loro guardie costiere. Non è chiaro cosa comporterà l’accordo, ma la cooperazione tra le guardie costiere è fondamentale per ridurre il rischio di scontri tra pescherecci che penetrano in acque straniere – un passo che potrebbe aiutare ad alleviare le controversie territoriali bilaterali. L

a Cina, con le sue rivendicazioni sul Mar Cinese Meridionale, tende a vedere con scetticismo i progressi nella risoluzione delle controversie sui confini tra gli altri Stati rivieraschi e continua a perseguire una politica assertiva nonostante i toni diplomatici accomodanti.

Dopo che Vietnam e Indonesia hanno riconosciuto i confini delle rispettive Zee nel Mar Cinese Meridionale a dicembre 2022, la guardia costiera cinese, ad esempio, ha ripetutamente navigato vicino a quelle aree strategiche innescando reazioni rabbiose di Giakarta e di Hanoi.

Le tensioni nella regione sono aumentate a causa delle rivendicazioni cinesi, che violano una decisione internazionale del 2016 che favoriva Manila.

Ciononostante, le Filippine sono ancora impegnate a rafforzare i propri legami militari con gli Stati Uniti e a perseguire iniziative diplomatiche per ridurre le ostilità con la Cina, ma gli scontri, non solo diplomatici, tra Pechino e Manila si sono fatti più frequenti negli ultimi mesi.

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