Politica estera

Comunista ed europeista, pro-Nato e filorusso: chi è il premier slovacco Robert Fico

Fico ha iniziato la sua carriera politica come parlamentare di sinistra nel 1992. Nel corso degli anni, è passato da posizioni pro-Occidente e filo-europee a toni più xenofobi e allineati con la Russia

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Comunista in epoca sovietica e oggi definito “il piccolo Orban”. Robert Fico, il premier slovacco ferito mercoledì 15 maggio in una sparatoria a Bratislava, è il politico più influente e controverso della storia recente del Paese. Nel 2018, dopo l’omicidio del giornalista investigativo Ján Kuciak e della sua fidanzata, le migliaia di persone scese in piazza per manifestare contro la corruzione dilagante del suo governo lo avevano costretto alle dimissioni. Sembrava un uomo finito, ma nell’ottobre del 2023 è riuscito a tornare in auge e a vincere la sfida per il suo quarto mandato.

Robert Fico è diventato parlamentare nel 1992 ad appena 28 anni, tra le fila del partito di sinistra nato dalle ceneri della dittatura comunista. Ha poi fondato la formazione Smer, di ispirazione socialdemocratica e allineata con il gruppo S&D (Socialisti e democratici) a Bruxelles. È stato eletto primo ministro per la prima volta nel 2006, per poi essere riconfermato nel 2012 e nel 2016. Il suo ultimo mandato si è concluso anticipatamente grazie alle pressioni di cittadini e giudici, ma la stagione di instabilità politica apertasi dopo le sue dimissioni ne ha favorito la vittoria nonostante i toni apertamente xenofobi e filorussi utilizzati nella campagna elettorale dell’anno scorso.

Una vera e propria parabola trasformista, questa, che secondo i suoi detrattori è solo una maschera che nasconde la sua vera natura. “In realtà Fico non è mai cambiato, è sempre stato uomo pragmatico, cinico, assetato di potere. È un uomo dalle mille facce, una per ogni occasione. In passato si è mostrato filo europeo e il minuto dopo contro l’Europa”, ha spiegato al Corriere della Sera Peter Bárdy, direttore di Aktuality, il giornale dove lavorava Ján Kuciak, prima delle elezioni del 2023. “Qualche esempio: nel 2013 è andato alla Casa Bianca ma a casa diceva che gli Usa non erano i partner più stretti della Slovacchia, e che la Nato non era il nostro unico alleato, c’erano anche i russi”. Un’altra dimostrazione di questo suo continuo cambio di schieramento è il fatto che negli ultimi tempi si è mostrato contrario all’invio di armi all’Ucraina e al suo ingresso nell’Alleanza atlantica.

Quando un politico cerca voti è come se andasse in un supermercato: dopo l’uccisione di Kuciak, Fico ha trovato gli scaffali vuoti, c’erano soltanto mele marce”, ha aggiunto Bárdy, alludendo al fatto che il premier ha potuto trovare voti solo tra le persone allineate contro il sistema. Questa frangia è cresciuta nel corso degli ultimi anni in Slovacchia, complici l’aumento del costo della vita, la crisi dei migranti e l’incompetenza del governo di centrodestra guidato da Igor Matovic.

Diversi osservatori e analisti hanno sostenuto che l’attuale “volto” indossato da Fico sia quello più autentico e hanno espresso i loro timori sul fatto che sia diventato più pericoloso, perché non ha più bisogno di apparire accettabile agli occhi dell’Occidente e per questo ha accentuato i suoi toni aggressivi e dispotici.

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