L'Energopoli ucraina potrebbe rallentare o addirittura ostacolare l'ingresso di Kiev in Europa. L'inchiesta Mida, che ha scoperchiato un giro di tangenti e illeciti nel settore energetico - strategico nel paese in guerra - irrita molto gli alleati occidentali. «Sebbene nessun Paese sia immune dalla corruzione, Kiev deve agire con rapidità e serietà per indagare queste accuse che danneggiano la reputazione internazionale dell'Ucraina», dice un alto diplomatico europeo. La versione ufficiale di Bruxelles in realtà è improntata al bicchiere mezzo pieno. «La recente indagine dimostra che gli organismi anticorruzione funzionano», ha detto ieri a Varsavia la commissaria europea all'Allargamento Marta Kos. Un crash test che molti alleati di Kiev si sarebbero volentieri risparmiati, primo tra tutti la Germania. Ieri il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha sentito al telefono il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e ha manifestato «l'aspettativa del governo federale che l'Ucraina porti avanti con determinazione la lotta alla corruzione e ulteriori riforme, in particolare nel settore dello Stato di diritto». Zelensky ha replicato promettendo «piena trasparenza» e «misure rapide per riconquistare la fiducia della popolazione ucraina, dei partner europei e dei donatori internazionali».
Dopo aver chiesto e ottenuto mercoledì le dimissioni a tempo di record dei due ministri Svitlana Grynchuk (Energia) e German Galushchenko (Giustizia), ieri la premier Yulia Svyrydenko ha annunciato un audit completo della società nucleare statale Energoatom e delle aziende pubbliche. «Durante una guerra su vasta scala, quando il nemico distrugge il nostro sistema energetico ogni giorno, qualsiasi forma di corruzione è assolutamente inaccettabile», ha scritto sui social.
Kiev si sente sotto gli occhi del mondo e stringe i tempi nell'inchiesta, anche per mostrare polso fermo. Ieri gli agenti dell'Ufficio anticorruzione ucraino (Nabu) hanno perquisito quattro appartamenti di proprietà di Timur Mindich, 46 anni, l'imprenditore vicino al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che lo aiutò a muovere i primi passi nella sua precedente carriera di attore e si era occupato anche della sua società di produzione Kvartal 95 e che sarebbe la mente del sistem grazie ai «rapporti amichevoli con il presidente». In uno dei quattro immobili in via Hrushevskoho 9a gli agenti avrebbero trovato wc, bidet e lavandini d'oro: il celebre «bagno dorato» rivelato in una foto pubblicata su Facebook a luglio dal deputato Yaroslav Zhelezniak e rilanciato sui siti.
Zelensky da parte sua ha dichiarato di non aver avuto contatti con Mindich dall'annuncio dell'indagine. «Il presidente di un Paese in guerra non può avere amici». Il presidente ha firmato ieri i decreti che impongono sanzioni contro Mindich e contro Oleksandr Zuckerman, l'altro imprenditore coinvolto: blocco dei beni e operazioni economiche off limits per i due, entrambi di nazionalità israeliana.
E secondo Kyiv Independent nell'inchiesta sarebbe coinvolto anche Ihor Fursenko, amministratore di Fire Point, il principale produttore ucraino di missili e droni. Fursenko era stato assunto in Fire Point per poter scampare alla mobilitazione della leva e poter viaggiare fuori dall'Ucraina. L'inchiesta Mida appare ancora agli inizi.