La corsa Usa all'uomo-robot: sì ai chip di Musk nel cervello

’Fda dà il via libera ai test sugli impianti cerebrali "Svolta per molte patologie". Timori per gli sviluppi futuri

La corsa Usa all'uomo-robot: sì ai chip di Musk nel cervello
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Tre settimane fa Geoffrey Hinton, considerato il padrino dell'intelligenza artificiale, ha annunciato le sue dimissioni da Google. Troppo profonda, da parte sua, la consapevolezza che l'ulteriore sviluppo di questa tecnologia potrebbe rappresentare un pericolo concreto. Un allarme non isolato, visto che lo scorso marzo circa mille leader dell'It e ricercatori internazionali avevano ufficialmente chiesto una moratoria di sei mesi sullo sviluppo di nuovi sistemi, dichiarati «rischi per la società e l'umanità». Eppure le nuove frontiere di tecnologie potenzialmente molto invasive per l'uomo continuano a essere esplorate e alimentate da imprenditori visionari così come dagli enti regolatori sparsi per il mondo. Questa volta è stata a Food and drugs administration americana ad autorizzare la sperimentazione degli impianti cerebrali Neuralink, messi a punto dalla startup del fondatore di Tesla Elon Musk con l'obiettivo di migliorare le connessioni, attraverso il pensiero, fra il cervello e i computer. L'obiettivo dichiarato è nobile, visto che queste interfacce neurali definite anche brain-computer interfaces (Bci) sono state concepite per diverse applicazioni che spaziano dalla medicina rigenerativa alla prostetica, fino alla robotica e all'intrattenimento, e come «l'opportunità di sostituire i neuroni e le cellule cerebrali mancanti o difettosi con dei circuiti elettronici più efficienti e funzionali delle controparti naturali danneggiate». A spaventare sono però le possibili derive future di questi minuscoli dispositivi, che potrebbero segnare la nuova frontiera di simbiosi con l'intelligenza artificiale, permettendo anche l'interazione diretta con il pensiero, senza passare da particolari forme di comunicazione, fra due cervelli umani dotati di questi impianti. Il primo studio clinico umano su questi chip, finora utilizzati solo sugli animali, è stato comunque applaudito come «un primo passo importante» per la nuova tecnologia che spiega la startup californiana sul proprio account Twitter - «consentirà un giorno alla nostra tecnologia di aiutare molte persone». Neuralink aggiunge anche che «le assunzioni per le sperimentazioni cliniche non sono ancora aperte». I chip in un primo momento dovranno essere utilizzati per aiutare le persone paralizzate o affette da malattie neurologiche. La startup vuole infatti rendere questi impianti abbastanza sicuri e affidabili da poter essere utilizzati per interventi chirurgici elettivi. Le persone potrebbero quindi pagare qualche migliaio di dollari per dotare il proprio cervello della potenza del computer e per risolvere alcune importanti patologie, come per esempio il morbo di Parkinson. Ma non è solo la medicina il campo di interesse di Musk, visto che lo stesso milionario americano già nel 2020 aveva ammesso che questi chip dovranno consentire all'umanità di raggiungere una «simbiosi con l'intelligenza artificiale». A fine novembre 2022, Musk aveva dichiarato su Twitter che «siamo fiduciosi che il dispositivo di Neuralink sia pronto per l'uomo, quindi la tempistica dipende dal processo di approvazione della Fda». Del resto il patron di Tesla non è nuovo a previsioni azzardate, come era stato per l'autonomia delle sue famosissime auto elettriche. Nel luglio 2019 lo stesso Musk aveva stimato che Neuralink avrebbe potuto eseguire i suoi primi test sulle persone nel 2020.

Nel frattempo altre aziende stanno lavorando per controllare i computer con il pensiero, fra queste c'è Synchron che, nel luglio dello scorso anno, ha annunciato di aver impiantato la prima interfaccia cervello-macchina negli Stati Uniti.

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