
Nuove battute d’arresto giudiziarie per le politiche migratorie del presidente Donald Trump. Un giudice federale di Washington ha bloccato la direttiva dell’amministrazione che vietava la richiesta d’asilo ai migranti entrati illegalmente attraverso il confine tra Stati Uniti e Messico. La decisione, riportata dalla CNN, infligge un colpo pesante all’impianto restrittivo voluto da Trump in materia di immigrazione.
Il giudice Randolph Moss ha motivato la sentenza sostenendo che l’ex presidente avrebbe “abusato dei suoi poteri, aggirando il quadro normativo stabilito dalla legge sull’immigrazione”. “Il presidente non ha l’autorità di creare un sistema alternativo che sovverta le disposizioni adottate dal Congresso”, ha scritto Moss nel provvedimento. Solo ventiquattr’ore prima, un’altra sentenza aveva ulteriormente complicato i tentativi dell’amministrazione di smantellare le protezioni esistenti per i migranti. Moss ha stabilito che il blocco della misura entrerà in vigore il 16 luglio, lasciando all’amministrazione Trump un margine temporale per ricorrere in appello. Moss ha scritto che né la Costituzione né le leggi sull’immigrazione autorizzano il presidente a istituire “un regime extra-legale ed extra-regolamentare per rimpatriare o espellere individui dagli Stati Uniti, senza offrire loro la possibilità di richiedere asilo o altre forme di protezione umanitaria”.
A New York, il giudice distrettuale Brian M. Cogan ha bloccato il tentativo di revocare lo status di protezione temporanea (TPS) a oltre 500.000 cittadini haitiani residenti negli Stati Uniti. Secondo Cogan, la decisione di anticipare di almeno cinque mesi la scadenza delle tutele per questa comunità – molti dei cui membri risiedono legalmente nel Paese da oltre un decennio – viola la legge. Il tribunale federale ha bloccato la decisione del Dipartimento per la Sicurezza Interna (DHS), guidato dalla segretaria Kristi Noem, che intendeva abbreviare la validità del TPS per Haiti, inizialmente esteso dall’ex presidente Joe Biden fino a febbraio 2026.
La revoca anticipata — prima fissata per il 3 agosto, poi rinviata al 2 settembre — è stata giudicata illegittima dal giudice distrettuale, secondo cui Noem ha violato le procedure previste dal Congresso, ignorando l’obbligo di valutare le condizioni attuali ad Haiti. "La segretaria non ha l'autorità di revocare parzialmente il TPS", ha scritto Cogan, aggiungendo che la misura avrebbe causato "danni imminenti e irreparabili" ai beneficiari. La decisione è arrivata in risposta a un’azione legale intentata da nove titolari di TPS haitiani, insieme a gruppi religiosi e sindacali. La portavoce del DHS, Tricia McLaughlin, ha criticato la sentenza, accusandola di “ritardare la giustizia” e di minare i poteri presidenziali previsti dalla Costituzione.
Il tribunale ha ordinato il ripristino del TPS per Haiti fino a febbraio 2026, salvo revoca conforme alla legge. Intanto, un caso parallelo è in corso in Massachusetts: Haitian Americans United Inc. v. Trump, che solleva obiezioni simili sulla gestione delle tutele umanitarie.