Politica estera

Europa e Usa accusano: "Putin leader illegittimo"

L'Ue condanna: "Consultazioni illegali, non le riconosciamo". Washington: "Né libere né giuste". Allo Zar rimane soltanto l'appoggio di Bielorussia, Cuba, Venezuela, Corea del Nord, Iran e Cina

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La comunità internazionale occidentale, quella che Putin non manca di minacciare di conseguenze «tragiche» se mai la Nato dovesse inviare truppe in Ucraina, alza un muro di fronte all`esito delle presidenziali russe: bollate dall`Ue come le elezioni «più falsate» della storia del Paese e dagli Usa come «né libere né giuste». Mentre da Pechino a Caracas, alleati e partner commerciali di Mosca elogiano lo zar per il plebiscito, l`87,29%. I 27 di Bruxelles, quanto gli altri del G7 (Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Giappone) non ci stanno a parlare di consultazione democratica, non riconoscendo anzitutto il voto nei territori occupati dell`Ucraina. I leader negano perfino la telefonata di rito al Cremlino e commenti in prima persona. E l`Europarlamento di Strasburgo invita a non riconoscere la conferma di Putin.

Ma è una parte minoritaria del mondo, se si guarda ai numeri delle popolazioni guidate da chi, con Putin, si è invece complimentato. Dal dittatore nordcoreano Kim Jong-un, al presidente venezuelano Maduro fino a quello cubano Miguel Díaz-Canel festeggiano la «straordinaria vittoria» e la «partecipazione democratica». Come il leader cinese Xi, che parla di trionfo che «riflette pienamente il sostegno del popolo russo», o il presidente iraniano Raisi che elogia la solidità dello zar. Anche il premier indiano Modi si congratula: «Non vediamo l`ora di lavorare insieme per rafforzare il già collaudato partenariato strategico». Un asse non coeso, ma unito nel riconoscere a Putin un ruolo da protagonista. Arriva perfino l`omaggio del principe saudita Bin Salman.

Tutt`altra musica alla Casa Bianca. Il Dipartimento di Stato ha escluso congratulazioni da parte degli Usa, perché «non è stato un processo democratico, non ci saranno telefonate», spiega un vice-portavoce ricordando la morte di Navalny come prova della «repressione degli oppositori» attuata dal Cremlino: «Processo incredibilmente anti-democratico». Tanto basta a chiarire quanto divisiva sia la Russia oggi, col suo bellicismo in Ucraina e un peso acquisito in Africa, da cui arrivano elogi. I leader europei scelgono invece di snobbare il plebiscito. Nessuna lettera di congratulazioni neppure dal Quirinale. Nell`Ue parlano i ministri. Tra i più duri, quello della Difesa britannico, Shapps, secondo cui Putin si comporta come uno «Stalin dei giorni nostri», bollando lo Zar come «tiranno a cui l`Occidente deve resistere». Non è da meno il collega degli Esteri, Cameron, che parla di esito che evidenzia la «profondità della repressione sotto un regime che cerca di mettere a tacere qualsiasi opposizione alla guerra illegale di Putin, che rimuove avversari politici, controlla i media e si incorona vincitore, non è democrazia». La tedesca Baerbock parla di «pseudo-elezioni, né libere né giuste», stigmatizzando il voto nei territori occupati dell`Ucraina, da considerare «nullo» perché è «un`altra violazione del diritto internazionale».

Su questo punto, tra scetticismo ed esecrazione, l`Ue affida all`Alto rappresentante per la Politica estera Borrell una sintesi delle voci, non tutte trancianti (come si è visto dalle prese di posizioni in Italia del ministro Salvini rispetto al capo-diplomazia Tajani). Alla fine l`Ue condanna compatta la violazione «manifesta» del diritto internazionale e della «sovranità» ucraina, tra accuse di brogli, di repressione e intimidazione. Per il Nº1 ucraino Zelensky, lo Zar ha «simulato un`altra elezione». Da Parigi si prende atto dell`esito e si elogia il «coraggio di cittadini russi che hanno manifestato opposizione a una violazione dei diritti». Si affida al motto latino si vis pacem, para bellum, Charles Michel, presidente del Consiglio europeo. «Se non diamo all`Ucraina un aiuto sufficiente per fermare la Russia, saremo noi i prossimi. Dobbiamo essere preparati in termini di difesa e passare a un`economia di guerra». Ieri via libera ad altri 5 miliardi per le armi a Kiev.

«Urgente sostenere Kiev», chiosa Borrell.

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