Francia, Lecornu allontana lo scioglimento dell'Assemblea: "Volontà di salvare il bilancio”

L’obiettivo è quello di costruire una forma di governo di scopo capace di approvare due misure prioritarie: la legge finanziaria per il 2026 e una soluzione politica per l’assetto della Nuova Caledonia

Francia, Lecornu allontana lo scioglimento dell'Assemblea: "Volontà di salvare il bilancio”
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Il premier dimissionario Sébastien Lecornu ha annunciato "buone notizie" dopo le prime 24 ore di consultazioni con i partiti a Matignon, affermando di aver riscontrato "una volontà condivisa di approvare il bilancio della Francia entro il 31 dicembre". Una prospettiva che, secondo il capo del governo uscente, "allontana lo spettro dello scioglimento dell’Assemblea nazionale". Lecornu ha tuttavia ricordato che "oggi è in gioco l’immagine stessa della Francia", invitando le forze politiche alla responsabilità in un momento che definisce "decisivo per la credibilità del Paese".

Di fronte alla “situazione internazionale”, “per fortuna che la Repubblica si fonda sulla solidità della funzione presidenziale e della sua rappresentanza all’estero e in Europa”, ha aggiunto Lecornu. "La volontà di avere un bilancio prima del 31 dicembre obbliga ciascuno ad avere la capacità di andare avanti e, tra l’altro, a permettere alle cittadine e ai cittadini francesi di svolgere le elezioni municipali nelle migliori condizioni”, ha proseguito.

È una corsa contro il tempo quella che attende il primo ministro dimissionario, incaricato dal presidente Emmanuel Macron di trovare entro questa sera una via d’uscita alla crisi politica e istituzionale che ha travolto la seconda economia dell’Eurozona. Mentre Marine Le Pen e Jordan Bardella del Rassemblement National hanno boicottato i negoziati – definendoli "l’ennesimo tentativo di guadagnare tempo" – Lecornu ha passato l’intera giornata di martedì a ricevere le delegazioni di tutti i principali partiti.

L’obiettivo è quello di costruire una forma di governo di scopo capace di approvare due misure prioritarie: la legge finanziaria per il 2026 e una soluzione politica per l’assetto istituzionale della Nuova Caledonia, ancora scossa dalle recenti tensioni autonomiste.

Dopo giorni di tensione, il presidente dei Républicains e ministro dell’Interno dimissionario Bruno Retailleau, considerato da molti uno dei principali responsabili della crisi, ha riaperto uno spiraglio: "Siamo pronti a governare", ha dichiarato a CNews, "ma solo nell’ambito di una coabitazione con i macroniani e senza essere diluiti nel campo presidenziale".

All’indomani delle dimissioni shock, a sole 14 ore dall’annuncio del nuovo governo – un fatto senza precedenti nella Quinta Repubblica – Lecornu ha avviato un intenso giro di consultazioni, incontrando dapprima gli alleati di Renaissance, poi i centristi di Horizons e del Modem, nonché i presidenti di Camera e Senato, Yaël Braun-Pivet e Gérard Larcher. Oggi toccherà invece ai socialisti e agli ecologisti, che chiedono una "coabitazione di sinistra" con un premier progressista.

Sul fronte opposto, il Rassemblement National e La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon hanno rifiutato di partecipare ai colloqui, ribadendo la richiesta di scioglimento del Parlamento e di elezioni anticipate. "Questi negoziati non servono agli interessi dei francesi, ma a quelli personali del presidente", ha attaccato il partito di Le Pen.

Dal canto suo, Macron – che ha concesso a Lecornu 48 ore per elaborare una “piattaforma di stabilità nazionale” – deve affrontare crescenti divisioni anche nel proprio campo. L’ex premier Édouard Philippe, leader di Horizons, lo ha esortato apertamente a dimettersi prima del 2027 e a convocare elezioni presidenziali anticipate una volta approvata la manovra economica. Un altro ex alleato, Gabriel Attal, oggi segretario di Renaissance, ha preso le distanze dal presidente, affermando di «non comprendere più alcune scelte politiche dell’Eliseo». Pur rifiutando l’idea di dimissioni presidenziali, ha ammesso che «la crisi rischia di indebolire l’equilibrio democratico del Paese».

Intanto, nel campo progressista, socialisti ed ecologisti tentano di rilanciare un fronte comune per evitare il ritorno alle urne. Il segretario socialista Olivier Faure, che incontrerà Lecornu domani mattina, ha organizzato una videoconferenza con le principali forze della gauche (esclusa LFI) per proporre "un governo di sinistra ed ecologista". Dall’altra parte dello spettro politico, Bardella si dice pronto a scendere in campo: "Se domani si tornasse alle urne, è molto probabile che mi candidi", ha dichiarato il leader del RN, aggiungendo di essere disposto a "tendere la mano" ai Républicains per un possibile accordo di governo.

A fare da sfondo, cresce la preoccupazione del mondo economico: il presidente del Medef, Patrick Martin, ha espresso "collera e inquietudine" per la paralisi istituzionale che rischia di aggravare il recente downgrade del rating francese da parte di Fitch, avvertendo che "l’instabilità politica sta già minando la fiducia degli investitori".

In attesa della scadenza fissata da Macron, Lecornu continua la sua maratona

politica. Se non dovesse riuscire a trovare una maggioranza di compromesso, l’ipotesi di elezioni legislative anticipate resterebbe sul tavolo — con la Francia nuovamente sospesa tra crisi politica e incertezza economica.

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