Cos'è Gaza City, la roccaforte simbolica contesa da Israele e Hamas

Le Idf avviano l’invasione di Gaza City, già isolata dal 2023. Per Hamas la città ha valore simbolico, ma analisti dubitano della sua rilevanza. Restano incognite su effetti e tempi dell’operazione

Cos'è Gaza City, la roccaforte simbolica contesa da Israele e Hamas
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"Abbiamo avviato le operazioni preliminari e le prime fasi dell'attacco: le nostre forze controllano già la periferia" di Gaza City. L'annuncio fatto nella notte dal portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf), Effie Defrin, era nell'aria e conferma che, come anticipato nelle scorse ore, l'invasione terrestre della città è entrata nella sua prima fase. Nella giornata di ieri Benjamin Netanyahu aveva dichiarato di aver dato istruzioni all’Idf di "accorciare i tempi per la conquista delle ultime roccaforti terroristiche e per la sconfitta di Hamas", facendo riferimento ai preparativi per le operazioni militari a Gaza City, un centro urbano da quasi un milione di abitanti. E mentre il portavoce dell'esercito dello Stato ebraico ha ufficializzato anche che questa settimana saranno spedite circa 60mila lettere di coscrizione a cui seguirà l'invio di altre 20mila entro la fine di agosto, gli analisti si interrogano su quanto sia davvero rilevante la città per l'organizzazione islamista.

Alcuni, evidenzia il Jerusalem Post in una sua analisi, ritengono che per Hamas Gaza City sia di grande importanza dal punto di vista simbolico. Più incerto rimane il suo valore effettivo. Il gruppo sciita si aspettava che Israele occupasse Gaza City già all'inizio della guerra. Le forze dell'Idf, invece, isolarono la città e la parte settentrionale di Gaza dalla parte centrale dell'exclave palestinese alla fine di ottobre del 2023. I soldati israeliani per un mese penetrarono nei sobborghi di Gaza City senza però mai prenderla. Le aree in questione furono "rapidamente bonificate" per poi essere abbandonate dai carri armati e dalla fanteria dello Stato ebraico. Una strategia che i militari israeliani ritenevano potesse funzionare contro i fedayn.

Nonostante all'epoca l'Idf avesse affermato di aver eliminato le brigate di Hamas a Gaza city e nel nord della Striscia, l'esercito israeliano è dovuto intervenire più volte per neutralizzare le unità del movimento islamista. Anche al termine dell'operazione "Carri di Gedeone" avviata nel maggio di quest'anno Hamas non ha perso il controllo di Gaza City e l'Idf a giugno e luglio si è trovata a dover riconquistare aree dell'exclave già prese nel 2023 e nel 2024.

I vertici politici di Tel Aviv sono convinti che Hamas potrebbe crollare se venisse cacciata da Gaza City. Il Jerusalem Post sottolinea però che l'organizzazione terroristica è stata cacciata da altre aree chiave, come Rafah e Khan Younis, e non è collassata. Pur avendo perso i comandanti militari e la leadership a Gaza, Hamas continua infatti a rimpiazzare i suoi miliziani e a combattere. Ieri l'Idf ha reso noto di aver respinto un attacco su larga scala da parte di una quindicina di fedayn nel sud di Gaza. Tre soldati sono rimasti feriti, uno in modo grave. 10 i terroristi uccisi. Tra i loro obiettivi c'era quello di rapire militari dello Stato ebraico.

Il quotidiano israeliano sottolinea poi che a Gaza City si concentrano i clan più anziani dell'exclave, considerati meno favorevoli ad Hamas. Ancora una volta, insomma, i calcoli delle autorità politiche e militari israeliane nella Striscia appaiono più incerti che mai.

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