
Sempre più allarmante la situazione nella Striscia di Gaza. A poche ore dalla dichiarazione di condanna da parte di 25 Paesi, inclusa l'Italia, sulla gestione israeliana del conflitto nell'exclave palestinese, 109 organizzazioni non governative e gruppi per i diritti umani, tra cui Save the Children, Oxfam e Medici senza frontiere, hanno lanciato l'allarme per la "carestia di massa" che si sta diffondendo a Gaza. Oggi, riferisce il New York Times, il ministero della Salute della Striscia ha dichiarato che nelle ultime 24 ore gli ospedali hanno registrato 10 decessi dovuti all'assenza di cibo o malnutrizione. Da sabato l'angosciante bilancio di morti per fame ha raggiunto le 43 vittime. Numeri impossibili da confermare ma che per gli esperti potrebbero essere comunque sottostimati.
L'appello delle ong
Nel comunicato congiunto stilato dalle ong, si legge che "mentre l'assedio del governo israeliano affama la popolazione di Gaza, gli operatori umanitari si uniscono alle stesse persone in coda per il cibo, rischiando di essere colpiti solo per sfamare le loro famiglie". "Con le scorte ormai completamente esaurite", prosegue la dichiarazione, "le organizzazioni umanitarie vedono i propri colleghi e partner consumarsi sotto i loro occhi". Nell'appello si chiede che venga immediatamente permesso l'accesso agli aiuti delle Nazioni Unite, "tonnellate di cibo, acqua, medicinali e altro" fermi al confine della Striscia a causa delle "restrizioni, rinvii e frammentazione" imposti da Israele.
Le ong sostengono che "il sistema umanitario guidato dall'Onu non ha fallito, gli viene impedito che possa funzionare" e chiedono ai governi di "smettere di aspettare di avere il permesso per agire: non dobbiamo continuare a sperare che gli attuali accordi possano funzionare. È arrivato il momento per chiedere un cessate il fuoco immediato e permanente, sollevare tutte le restrizioni burocratiche, aprire tutti i valichi, rifiutare il modello di distribuzione controllato dai militari e ripristinare un sistema umanitario guidato dalle Nazioni Unite".
L'appello si conclude con la richiesta agli Stati di "adottare misure concrete per mettere fine all'assedio, compresa l'interruzione del trasferimento di armi e munizioni. Soluzioni parziali e gesti simbolici, come lanci aerei e accordi inefficaci, non possono sostituire le responsabilità legali e morali degli Stati. È possibile salvare vite. Ma bisogna agire ora, prima che non ci sia più nessuno da salvare". Ieri l'Onu ha reso noto che più di 1000 palestinesi che cercavano di ottenere aiuti alimentari sono stati uccisi dall'Idf da quando la Fondazione Umanitaria per Gaza, sostenuta da Washington e Tel Aviv, ha iniziato le operazioni a fine maggio.
Le proteste internazionali
Un portavoce del governo israeliano ha risposto all'appello delle organizzazioni non governative affermando che "la scarsità di cibo è orchestrata da Hamas". In Francia il ministero degli Esteri ha denunciato che il "rischio di carestia" a Gaza è "il risultato del blocco israeliano". Al di là della Manica il quotidiano britannico conservatore Daily Express ha pubblicato in prima pagina la foto di un bambino di Gaza denutrito accompagnato da un appello disperato: "Per l'amor del cielo fermate questo ora". Il tabloid ha spiegato che "l'immagine scioccante mostra Muhammad Zakariya Ayyoub al-Matouq, un bambino che pesa quanto un neonato di tre mesi a causa della crisi umanitaria seguita al continuo blocco degli aiuti di base ai civili da parte di Israele".
Intanto dilaga l'ondata di sdegno per le operazioni militari israeliane a Gaza. La stampa dello Stato ebraico riporta che circa 300 manifestanti hanno impedito alla "Crown Iris", una nave da crociera israeliana, di attraccare al porto dell'isola greca di Syros. La nave con 1600 passeggeri a bordo è stata invece dirottata verso Creta. La protesta è stata organizzata da un gruppo di residenti dell'isola, i quali hanno dichiarato sui social che lo scopo della loro manifestazione era "alzare i pugni in segno di solidarietà con i palestinesi di Gaza". I manifestanti hanno inoltre affermato che è "inaccettabile che i turisti provenienti da Israele continuino ad essere i benvenuti qui mentre i palestinesi soffrono nella Striscia".
Stando a quanto riferito dal quotidiano locale Syros Press, volantini con la scritta "Ferma il genocidio" erano sparsi a terra lungo tutto il percorso che portava al molo e in alcuni video delle proteste i manifestanti gridavano "Libera, Palestina
libera". La decisione di impedire lo sbarco dei passeggeri non sarebbe stata presa dalle autorità greche ma dall'equipaggio israeliano a bordo della nave che temeva che la protesta potesse sfociare in violenze contro i turisti.