I tagli di Trump alla spesa, tranne difesa e controllo dei confini

Il presidente punta ad una drastica riduzione delle spese federali pari a 163 miliardi di dollari. Il Washington Post: "Tagli in arrivo anche a Nsa e Cia"

I tagli di Trump alla spesa, tranne difesa e controllo dei confini
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Giù, istruzione, salute, ambiente. Su, difesa e controllo delle frontiere. Ecco l’andamento della "borsa" dell’amministrazione Trump a giudicare dalla proposta di bilancio per il 2026 presentata dalla Casa Bianca che prevede un taglio del 22,6% della spesa per programmi sociali e un incremento sostanziale dei fondi previsti a favore del Pentagono e dell'Homeland Security.

Il presidente americano punta ad una drastica riduzione delle spese federali pari a 163 miliardi di dollari. Tra i settori colpiti dalla scure del tycoon ci sono i programmi destinati all'assistenza all'infanzia, alla ricerca sulle malattie, all'energia rinnovabile, alle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite e all’assistenza economica estera. Nello specifico, si stima che il dipartimento di Stato guidato da Marco Rubio e i programmi internazionali perderebbero l'84% dei loro fondi mentre il dipartimento della Salute di Robert F. Kennedy subirebbe un taglio di 33,3 miliardi di dollari. Il dipartimento dell'Istruzione in mano a Linda McMahon assisterebbe invece ad una riduzione di 12 miliardi di dollari.

Allo stesso tempo, l’amministrazione repubblicana propone un incremento del 13% delle spese per la difesa confermando l’intenzione del tycoon di rafforzare il settore militare. Il Dipartimento della Difesa riceverebbe infatti 113,3 miliardi di dollari in più. Centrale resta anche il controllo delle frontiere incluso nei 42,3 miliardi di dollari in più destinati alla Sicurezza nazionale. È bene chiarire che le proposte di Trump dovranno passare dal Congresso che avrà l'ultima parola sulla questione. L’amministrazione ha espresso comunque fiducia nel fatto che Capitol Hill sblocchi i nuovi fondi per i dipartimenti della Sicurezza interna e della Difesa come parte della “grande, bellissima legge” del commander in chief.

In controtendenza con l’aumento delle spese per la difesa nazionale, nelle ultime ore il Washington Post ha rivelato che la Casa Bianca intende imporre un piano di pesanti riduzioni di personale al servizio delle varie agenzie di intelligence Usa. I tagli, di cui è stato già informato il Congresso, riguarderebbero anche l’Nsa e la Cia, la quale potrebbe vedere una riduzione dei suoi operatori nell’ordine di circa 1200 unità nell’arco di diversi anni.

Sebbene non si conosca il numero ufficiale dei dipendenti dell’agenzia di Langley, si ritiene che esso possa aggirarsi attorno alle 22mila unità. Più che facendo ricorso a licenziamenti, il programma di tagli dovrebbe essere realizzato attraverso prepensionamenti e una stretta sulle nuove assunzioni. Un portavoce della Cia ha dichiarato in una nota che il direttore John Ratcliffe, fedelissimo di Trump, “si sta muovendo rapidamente per garantire che il personale risponda alle priorità di sicurezza nazionale dell’amministrazione”. Nel comunicato si legge poi che queste iniziative fanno parte di una strategia per “infondere all’agenzia rinnovata energia”.

Tulsi Gabbard, a capo della National Intelligence, ha dichiarato durante una riunione di Gabinetto alla Casa Bianca che l’Ufficio che presiede è più piccolo del “25%” da quando ha assunto il suo incarico. Il senatore democratico Mark R.

Warner, principale esponente del partito dell’asinello della commissione Intelligence del Senato, ha commentato le ultime mosse di Trump sostenendo che “i tagli radicali e sconsiderati di personale esperto di intelligence da parte dell’amministrazione mineranno senza dubbio la nostra capacità di individuare e rispondere alle minacce e renderanno l’America meno sicura”.

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