Trump silura il capo degli 007 del Pentagono: "Persa la fiducia"

Continua senza sosta la campagna di epurazioni ad opera dell'amministrazione Usa. Questa volta, pare sia pesato il rapporto sui raid contro il programma nucleare iraniano

Trump silura il capo degli 007 del Pentagono: "Persa la fiducia"
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Continua il repulisti di Donald Trump tra le fila di quello che il 47esimo presidente Usa considera il Deep State. Ieri, nelle stesse ore in cui l'Fbi controllata dai fedelissimi del tycoon perquisiva la casa dell'ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton - aspro critico del commander in chief - a caccia di prove di trattamenti impropri di documenti riservati, il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha silurato il responsabile degli 007 del Pentagono, il tenente generale Jeffrey Kruse. Le ragioni di tale licenziamento non sono chiare ma fonti a conoscenza dei fatti consultate dal Washington Post hanno riferito che l'amministrazione repubblicana avrebbe perso la fiducia nel militare in questione.

L'estromissione del capo della Defense Intelligence Agency arriva a poche settimane dalla pubblicazione da parte del braccio operativo del Pentagono di un rapporto che ha ridimensionato il risultato dei raid aerei compiuti dagli Stati Uniti contro i siti nucleari iraniani di Fordow, Natanz ed Isfahan. Secondo la Dia, il programma atomico di Teheran non sarebbe stato "annichilito", come indicato da Trump, ma solo "ritardato" di qualche mese. "Non sorprende che la rimozione del generale Kruse avvenga subito dopo la valutazione della Dia", ha affermato il senatore Mark R. Warner, il principale esponente democratico della commissione Intelligence del Senato, il quale ha aggiunto che "questo tipo di analisi onesta e basata sui fatti è esattamente ciò che dovremmo desiderare dalle nostre agenzie di intelligence, indipendemente dal fatto che lusinghi o meno la narrativa della Casa Bianca".

Oltre a Kruse, Hegseth ha licenziato il viceammiraglio Nancy Lacore, capo della riserva della Marina, e Milton Sands, l'ufficiale dei Navy Seals che sovrintende al Naval Special Warfare Command. Non si tratta di casi isolati. Ad inizio agosto Trump ha ordinato anche il licenziamento della responsabile dell'ufficio di Statistica del Lavoro degli Stati Uniti, Erika L. McEntarfer, nominata da Joe Biden, accusandola di usare i dati sull'occupazione a fini politici.

È però nell'apparato militare e di sicurezza che si sta concentrando maggiormente la vendetta di Trump contro il Deep State. Questa settimana il Pentagono ha annunciato il pensionamento anticipato del generale David Allvin, il funzionario in uniforme più alto in grado dell'Air Force. Nelle prime settimane della nuova amministrazione repubblicana sono stati licenziati il generale capo di Stato maggiore Charles Brown, ritenuto troppo woke, e altri generali a capo di Esercito, Marina e Aeronautica.

Pochi giorni fa, inoltre, il direttore della National Intelligence Tulsi Gabbard ha fatto sapere di aver revocato le autorizzazioni di sicurezza a 37 persone, inclusi almeno tre funzionari dell'intelligence Usa al momento in servizio. In un memo Gabbard ha dichiarato che gli individui colpiti dal provvedimento hanno "politicizzato" l'intelligence, non hanno protetto le informazioni classificate o non hanno rispettato gli standard professionali nell'analisi delle informazioni. Tra coloro che sono stati presi di mira c'è un analista della Cia che operava sotto copertura.

La mossa di Gabbard è stata criticata dai democratici e addetti ai lavori.

Il Washington Post sottolinea che "oltre due dozzine di persone" colpite dal provvedimento della responsabile della National Intelligence hanno firmato nel 2019 una lettera in cui sostenevano che le accuse riguardanti i rapporti di Trump con l'Ucraina erano abbastanza serie da giustificare la procedura di impeachment all'epoca in discussione. Un'iniziativa che The Donald a quanto pare non deve avere ancora dimenticato.

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